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La scultura paleocristiana si realizza particolarmente nel rilievo creando pochissime opere scultoree a tutto tondo, di cui la più bella e la più antica, forse del II secolo, è quella del Buon Pastore, derivata completamente da una tipologia classica e pagana, che a ritroso si potrebbe far derivare dall’antica statua greca del Moschophoros.
Diverse tendenze di scultura paleocristiana si trovano accomunate nei pannelli a rilievi della Porta lignea della basilica di Santa Sabina. Dall’esame di essi si notano delle interferenze in alcuni, di stile romano ellenistico, in altri influssi orientali, il cui stile tende ad un rilievo appiattito e schematico, di gusto piuttosto popolaresco.
Il rilievo si applicò anche alla decorazione dei dittici d’avorio, due tavolette da scrivere accoppiate, spalmate di cera nella parte interna, intagliate in quella esterna: esempi notevoli sono i dittici di Probo e quello di Galla Placida.
Nella scultura a tutto tondo del V secolo ed in genere nella ritrattistica si riscontra l’assenza di caratteri individuali, ricerca di astrattezza, ieratica immobilità.
Documenti di ricerca coloristica nella scultura sono i capitelli traforati di S. Vitale, la cattedra d’avorio dell’Arcivescovo Massimiano del duomo di Ravenna, che nelle sue parti rappresenta influssi orientali, egiziani e striaci.