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Misure
L’uomo è misura di se stesso e di tutte le cose, così diceva Anassagora uno dei sofisti greci. Forse non immagginava quanta tragica verità potesse esserci in questo suo pensiero.
Alla nostra nascita ci viene dato un peso, una altezza ed un orario nel quale siamo usciti dal grembo materno, poi si cominciano a contare i mesi che passano, si tiene sotto controllo il peso ed i mesi cominciano a diventare anni che scandiscono la nostra esistenza. Si raggiunge l’età della scuola materna poi quella della scuola primaria, della media, delle superiori e dell’università. Le misure si evolvono nelle valutazioni, nelle taglie di abiti da noi indossate, nei giocattoli rigorosamente tarati in anni di utilizzo, nella dimostrazione e nelle concessioni dei trastulli verso i quali siamo valutati dai nostri genitori sufficientemente grandi per potervi accedere.
L’infanzia, l’adolescenza, la pubertà sono delle altre misure a cui ci sottoponiamo per la nostra congrua valutazione. Appena nati siamo depositari di una fetta di debito pubblico, anche se non abbiamo fatto nulla per concorrervi, in virtù di un’altra misura strana la statistica che ci conta, ci suddivide ci analizza e ci cataloga.
Ci viene insegnato che la nostra valutazione cresce in ragione di quello che possediamo la legge del tanto si vale per quanto si ha ! Non ci viene insegnato in alcun modo il senso della misura !
L’imperativo principale che ci viene propinato è: l’uguaglianza della disuguaglianza. Siamo tutti uguali , ma con le debite differenze. Insomma la differenza è quella che fa la storia di ogni uomo.
Incolonnati come formiche dirette alla tana, trascorriamo la nostra esistenza integrati in un sistema perverso nel quale ad ognuno è assegnato un compito che deve seguire e perseguire per il bene comune, ma che in realtà è tutto teso verso un becero individualismo e verso un gretto edonismo che fanno da altre unità di misura. Hai lo smartphone allora sei “in” , non hai lo smartphone allora sei “out”, e così per ogni altro articolo che ci viene propinato come bene di consumo a sua volta misurato costantemente per vedere se l’economia cresce o non cresce,disinteressandosi del fattore umano che passa in secondo piano.
Io da adulto, dopo queste riflessioni, mi rifiuto di essere misurato, desidero vivere soltanto con il metro del cuore che è l’unico che non sbaglia mai perchè ha un consigliere infallibile che lo dirige e che si chiama amore.
So che è difficile se non impossibile scalfire questo “sistema” e so che l’ultima misura a cui verrò sottoposto sarà quella della lunghezza della bara per la mia sepoltura, ma almeno questa mi sarà risparmiata di vederla. Ma a questo non si pensa o per meglio dire il sistema non vuole pensarci, perchè se ci pensasse dovrebbe sconvolgere l’intero suo sistema di misura.
Vittorio Banda
Pavia 13.01.2016