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Rassegna internazionale
di drammaturgia contemporanea
presenta
CHE C’IMPORTA DEL MONDO
di Irene Canale
Premio nazionale di Drammaturgia
PODIUM
È CHE C’IMPORTA DEL MONDO di IRENE CANALE il testo vincitore del Premio nazionale di
drammaturgia PODIUM, decretato da una giuria composta da Pino Tierno (Presidente),
Ferdinando Ceriani, Maria Chatzemmannouil, Marcello Cotugno, Tiberia De Matteis, Katia Ippaso,
Marina Laboreo, Alessandro Longobardi, Giorgio Lupano, Enrico Luttmann, Miriam Mesturino,
Pigreco Delta (Chiara Pazzini-Clotilde Recchia), Silvia Signorelli, Società per Attori (Franco Clavari-
Andrea Paolotti), Giona Tuccini, Nora Venturini, Mattia Visani. La lettura scenica del testo sarà
presentata al Teatro Manzoni di Roma, interpretata da Giorgia Trasselli, Marco Belocchi, Stefano
De Santis, a cura di Emanuela Pistone, e concluderà la XIX edizione della rassegna internazionale
di drammaturgia contemporanea IN ALTRE PAROLE, mercoledì 18 dicembre alle 17.30.
Amedeo e Livia vivono rinchiusi in casa, in quanto gran parte della loro città è crollata. Poche
abitazioni sono sopravvissute al disastro provocato da un progetto urbanistico rivelatosi sbagliato.
La loro solitudine è interrotta, di tanto in tanto, dalla visita di un giovane ingegnere che reca
provviste e notizie sui piani di ricostruzione. In un tempo che resta sospeso e incalcolabile, tutto
può servire per superare la monotonia delle giornate a due, camminare intorno a un tavolo o
parlare con la vicina di fronte, riordinare o addirittura mettere in dubbio ogni cosa: i propri ricordi,
il proprio rapporto, l’esistenza di un figlio e anche di se stessi.
La XIX edizione della rassegna internazionale di drammaturgia contemporanea IN ALTRE PAROLE
ideata da Pino Tierno a cura di Miriam Mesturino e Pino Tierno, con la collaborazione artistica di
Ferdinando Ceriani, si è svolta al Teatro Manzoni di Roma dal 23 ottobre al 18 dicembre 2024.
Dieci appuntamenti, per conoscere testi contemporanei inediti, provenienti da diversi paesi, con la
partecipazione di autori, attori, registi, traduttori in un continuo confronto col pubblico e addetti
ai lavori e che vede il coinvolgimento diretto delle rispettive ambasciate. Tra i tanti artisti che ne
hanno preso parte Michela Andreozzi, Amanda Sandrelli, Pino Quartullo, Massimo Wertmüller,
Paola Quattrini, Mascia Musy, Pietro Bontempo, Mauro Conte, Her, Giovanni Carta, Caterina
Misasi, Maria Cristina Gionta e tanti altri. Polonia, Austria, Israele, Slovacchia, Cechia, Spagna
(con opere in lingua castigliana e catalana) e Italia sono stati i paesi coinvolti in questa rassegna
che negli anni ha presentato in prima nazionale più di 150 testi nati in ogni angolo del mondo.
ll progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura- è vincitore dell’Avviso
Pubblico
biennale “Culture in Movimento 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali.
IRENE CANALE
Si laurea nel 2005 al Dams di RomaTre in percorso drammaturgia. Nel
2006 si diploma alla scuola professionale per attori “Teatro Azione”.
Frequenta in seguito l’officina di drammaturgia diretta da Rodolfo di
Giammarco e Laura Novelli e il corso di scrittura creativa RaiEri,
iniziando altresì a collaborare con diversi registi e compagnie. Come
autrice vince il premio “M.A.R.E.L. 2010”, la rassegna di monologhi
“Uno” presso il teatro Romito di Firenze e il premio “Nuova
drammaturgia” indetto dalla Casa dei Teatri e della Drammaturgia di
Roma con l’opera Il rimedio. Lo stesso lavoro viene selezionato dal
Teatro I di Milano per la realizzazione di un podcast.
Ingresso libero – prenotazione consigliata
Tel. 06.32.23.634 – WhatsApp 327.89.59.298
e-mail info@teatromanzoniroma.it
www.teatromanzoniroma.it
Ufficio stampa Teatro Manzoni di Roma:
Alessia Ecora 3387675511 alessia.ecora@gmail.com ufficiostampa@teatromanzoniroma.it
Social Media Management INTER NOS – m.diletti@internosweb.it
Il Teatro Manzoni è raggiungibile con linee bus 280 – 495 – 628 e Metro A Lepanto
il teatro è dotato di servoscala per consentire l’accesso ai disabili in sala.
Premio nazionale di drammaturgia
PODIUM
PODIUM è un progetto a cura di In Altre Parole – Rassegna Internazionale di
Drammaturgia Contemporanea, e delle Associazioni DianAct Platea e
DuePunti, nato dalla convinzione che il teatro continui ad essere, fra tutte,
l’arte più umana, completa e vitale, e resti il luogo artistico privilegiato della
condivisione e dell’incontro, anche per le nuove generazioni.
Il premio si prefigge di diventare un sostegno solido per la rinascita, la
conoscenza e la promozione della scrittura teatrale espressa in lingua italiana. Il
teatro ha il suo fondamento nella parola e questa, anche attraverso le
traduzioni, può risuonare ovunque e valicare ogni frontiera.
La giuria, composta da Pino Tierno (Presidente), Ferdinando Ceriani, Maria
Chatzemmannouil, Marcello Cotugno, Tiberia De Matteis, Katia Ippaso,
Marina Laboreo, Alessandro Longobardi, Giorgio Lupano, Enrico Luttmann,
Miriam Mesturino, Pigreco Delta (Chiara Pazzini-Clotilde Recchia), Silvia
Signorelli, Società per Attori (Franco Clavari-Andrea Paolotti), Giona Tuccini,
Nora Venturini, Mattia Visani
ha reso noti gli esiti del concorso
- Premio Podium 2024 a CHE C’IMPORTA DEL MONDO di Irene Canale
- Menzione speciale della giuria a FIORI DI LUNA di Antonio Piccolo
- Segnalazioni: LO SPETTACOLO PER SALVARE IL MONDO di Fabio Banfo –
PETRICORE di Fabio Pisano – IN THE PINK di Irene Petra Zani.
CHE C’IMPORTA DEL MONDO di Irene Canale
Amedeo e Livia vivono rinchiusi in casa, in quanto gran parte della loro città è crollata. Poche
abitazioni sono sopravvissute al disastro provocato da un progetto urbanistico rivelatosi
sbagliato. La loro solitudine è interrotta, di tanto in tanto, dalla visita di un giovane ingegnere
che reca provviste e notizie sui piani di ricostruzione. In un tempo che resta sospeso e
incalcolabile, tutto può servire per superare la monotonia delle giornate a due, camminare
intorno a un tavolo o parlare con la vicina di fronte, riordinare o addirittura mettere in dubbio
ogni cosa: i propri ricordi, il proprio rapporto, l’esistenza di un figlio e anche di se stessi.
L’autrice riesce a costruire, con non scontata perizia, dialoghi serrati o lunari, nonché
situazioni dall’acre sapore beckettiano, avvincenti nella loro raggelante semplicità. La
leggerezza e il paradosso inquietano più della tragicità dichiarata, e ogni tentativo di dare o
trovare rassicurazioni è tanto più minaccioso in quanto rischia di mettere in secondo piano la
dolorosa concretezza degli eventi, occultando mancanze e responsabilità. Il testo rivela una
costruzione drammaturgica sorvegliata, messa al servizio di personaggi solidi nella loro
accorata fragilità e nella costante, ancorché confusa, volontà di ribellarsi a un destino che
altri hanno disegnato per loro.
FIORI DI LUNA di Antonio Piccolo
I fiori di luna sbocciano di notte, senza preavviso e poi, il mattino dopo, si richiudono. Occorre
annaffiarli? Non necessariamente ma, nel dubbio, meglio farlo. I fiori, come le persone – ma
quest’ultime a volte non lo dicono o lo dicono in maniera maldestra e sgradevole – hanno
bisogno di cure, attenzioni, incoraggiamenti. Arturo, croupier in crisi, invita a cena una sua
amica e il compagno di lei, per riferire di aver conosciuto Andrea che, incredibilmente, sembra
la sua esatta copia da giovane. Da lì un dipanarsi di riflessioni e confessioni, sempre più tese e
sconcertanti, che vertono sulla casualità e la metafisica degli incontri e, in maniera
implacabile quanto inattesa, lasciano presagire scenari di brutalità e disperazione. L’autore,
con estrema abilità, allarga e restringe le maglie dei dialoghi e delle confessioni, dilata o
addensa i ritmi, intanto che i toni passano, in maniera sapiente e impercettibile, da quelli di
una serata spensierata ad alto tasso alcolico, a quelli di un thriller dove gli arresti e i
crescendo sono efficacemente modulati, e ciò che resta oscuro o irrisolto nelle parole e nelle
azioni del protagonista si ricongiunge a un’umanissima richiesta di aiuto, rendendo
complesso, oltre che coinvolgente, il compito per lo spettatore di districarsi fra realtà e
invenzione, morbosità e solitudine.
LO SPETTACOLO PER SALVARE IL MONDO di Fabio Banfo
Una giovane compagnia di teatro sperimentale, grazie a un bando europeo, si reca nella
fantomatica Repubblica del Wadong, per proporre un’installazione post-drammatica
sull’alienazione ai tempi dei social. Al ritorno, uno dei membri del gruppo, prima di salire sul
taxi che li porterà all’aeroporto, ordina da un chiosco un panino che, nella fretta, omette di
pagare facendo, altresì un gesto alla venditrice che viene male interpretato. Basta questo
piccolo evento per scatenare una crisi diplomatica internazionale. Gli attori della compagnia
verranno rinchiusi in una camera di sicurezza a Fiumicino e, nel giro di pochissimo tempo,
dovranno escogitare qualcosa per evitare conseguenze catastrofiche che coinvolgerebbero
l’intero pianeta. L’arte – e il riso – potrebbero avere la meglio sulle logiche illogiche del
potere? Attraverso i toni della commedia, efficaci e mai ordinari, l’autore racconta, con
dialogo tanto brillante quanto affilatissimo, le mirabolanti disavventure di una compagnia
teatrale alle prese con le bizze e le assurdità delle diplomazie internazionali. I protagonisti di
questa storia, neanche poi tanto inverosimile, hanno, però alla fine la possibilità di
dimostrare che il teatro non soltanto serve ancora a qualcosa – benché si stenti a crederlo –
ma che addirittura potrebbe ancora incidere sulle sorti del mondo. Un racconto lieve e acuto,
condito da battute irresistibili, ma anche di paradossale, sorprendente e dolorosa profondità.
PETRICORE di Fabio Pisano
Un uomo e una donna ricevono di sera la visita di una persona, uno sconosciuto che dice di
essere nuovo del quartiere, passato semplicemente a chiedere un po’ di zucchero per il suo
caffè. A quella richiesta, nel mezzo di conversazioni vaghe e quasi formali, ne seguono altre:
prima un cuscino, poi un ombrello. Man mano che il tempo passa, i toni dell’estraneo
cambiano e l’uomo e la donna si ritrovano piegati in uno stato di soggezione che potrebbe
spogliarli proprio di tutto, facendo sentire loro stessi, degli estranei, all’interno della propria
casa. Ci sono forme di violenza chiare, dichiarate, esplicite nella loro aggressività o volontà di
dominio, ed altre invece più sottili, striscianti, ma forse anche più pericolose in quanto
operano in maniera indiretta, invisibile o mascherata. Dalle prime forme ci si può difendere
come meglio si può, sapendo cosa si combatte e quello a cui si va incontro. Le altre, invece,
non si sa bene come affrontarle, in quanto si è portati a credere che l’atto di offrire, di
assecondare, di cedere possa evitarci vergogna e dolore, quando invece così si rischia di
rendere ancora più totale la propria disfatta. E il proprio annichilimento. Attraverso anafore e
reticenze, sospensioni ed echi verbali, l’autore ci trasporta, con tempi lenti e accorti, in
un’angosciosa, ma anche affascinante dimensione di mistero e minaccia, in cui l’arte melliflua
della persuasione o della finta cordialità confonde, stordisce e alla fine può abbattere più di
mille fucili.
IN THE PINK di Irene Petra Zani
Il titolo del testo richiama un’espressione inglese – to be in the pink – per indicare uno stato
ideale di forma psico-fisica. Benché il rosa sia soltanto dal dopoguerra il colore associato al
genere femminile, difficile pensare che per l’universo femminile, la vita sia – oggi come ieri –
definibile ‘in rosa’, dal momento che il modello maschile ha affermato, da tempo immemore,
la sua pre-potenza in tutte le dimensioni, da quella fisica a quella sociale, da quella linguistica
a quella economica. In una singolare girandola di scene e situazioni a volte tutt’altro che
‘rosee’, che vedono protagoniste figure femminili diverse per età e provenienza geografica o
sociale, l’autrice, con linguaggio brioso ma più spesso appuntito e chirurgico, cerca di svelare
e disinnescare i meccanismi alla base di preconcetti e ‘dati di fatto’ spesso accolti
supinamente, suggerendo, con funambolica e disorientante inventiva, quanto possa essere
necessario una robusta azione di rovesciamento di schemi legati, in maniera più o meno
occulta, a forme di ingiustizia e sopraffazione.