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IL DIVORATORE DI ANIME
Capitolo 84
Ora dobbiamo conoscere un altro personaggio, che entrò a far parte del regno dei Sin Alma; ovvero Ombra…
Ombra, innanzitutto è un uomo, ma la sua storia è molto lunga ed ebbe inizio a Roma nel 1987…
Il vero nome di Ombra è Giacomo ed ha soli 7 anni. Giacomo è un bambino tranquillo, timido, ubbidiente, introverso, educato; ha solo un piccolo difetto, ovvero è troppo curioso e poi è molto sbadato. Difatti Giacomo ama molto curiosare e la sua rovina è che ogni volta che tenta di scoprire qualcosa che lo attira combina sempre dei danni. Giacomo gioca sempre da solo e non ama molto avere degli amici, perché si vergogna a giocare con bambini che non conosce. Un tipo molto chiuso, ma un gioiello di bambino.
Un giorno, i genitori di Giacomo affidarono il loro figlio allo zio Vittorio, il fratello del padre. I genitori di Giacomo avevano un funerale fuori città e pensarono che non fosse cauto far vedere al loro figlio un morto e poi la stanchezza del viaggio non gli avrebbe giovato. Così, Giacomo rimase con lo zio Vittorio. Vittorio disse a Giacomo:
“Fai quello che vuoi, ma non fare danni!”
Giacomo per molto tempo si mise a giocare per conto suo come al solito, ma dopo un po’ decise di girare per casa e cercare qualcosa di interessante. Non trovò nulla. Nel frattempo Vittorio rispose al telefono:
“Pronto! Ciao cara, come stai? Vieni subito? Benissimo!”
Sentendo la voce dello zio al telefono, Giacomo chiese chi era; lo zio disse che sta per venire la cameriera a pulire la stanza.
Dopo un po’, arrivò una ragazza mora di nome Morena. Vittorio disse al nipote:
“Fai quello che ti pare, ma non venire nella mia stanza perché io e questa signorina dobbiamo pulire la mia stanza, perché la casa è troppo grande per me e non riesco a pulire da solo!”
Così, Giacomo andò fuori a giocare, ma dopo un po’ si stancò. Passato un po’ di tempo, Giacomo entrò dentro casa ed andò verso il bagno che era vicino la stanza di suo zio. La porta era chiusa solo per metà. Giacomo rimase incuriosito e rinunciò ad andare al bagno. Giacomo non riusciva a credere ai suoi occhi, infatti vide lo zio Vittorio che stava toccando il sedere alla “cameriera” e l’altra mano la teneva sul “davanti basso” della “signorina”. Poi si diedero un bacio. Dopo Vittorio toccò il seno a Morena e l’accarezzava sulle cosce. Dopo si baciarono. Poi i due si abbracciarono e si diedero un bacio. Giacomo non capiva cosa facessero, ma era interessante, perché lo zio gli aveva detto che doveva pulire la stanza con la “cameriera” e qualcosa di strano c’era. Poi, la catastrofe. Vittorio vide Giacomo fermo alla porta a spiare. Vittorio si scusò con Morena e si scagliò come un fulmine verso Giacomo, dicendo:
“Cosa stai facendo?”
Giacomo:
“Stavo andando al bagno, poi ho visto la porta aperta e sono venuto a chiuderla!”
Vittorio:
“Piccolo bugiardo!!”
Dopo questo urlo, Morena disse di lasciare stare e che la colpa fosse sua di non aver chiuso la porta. Vittorio si sentì molto offeso, perché capì che Giacomo era rimasto lì apposta a spiare, con tutto che gli avesse detto di non andare nella sua stanza perché lui e la “cameriera” dovevano pulire la stanza. Vittorio non sentì ragioni e decise di punire il nipote con una dura punizione, per evitare che in futuro si rimetta a spiare le persone che sono in camera loro, senza bussare. Vittorio sembrava un vero diavolo e non tentò neppure di perdonare il nipote. Vittorio portò il nipote in cantina e gli disse:
“Rimani qui finché non finisco in camera mia, non provare mai più a fare il guardone da grande o sarai considerato un mostro depravato! Visto che sei stato così silenzioso, rimani con gli animali che sono silenziosi come te, i topi! Poi ne riparleremo!”
Vittorio uscì e chiuse la porta della cantina a chiave.
Giacomo cominciò a tremare per la paura, c’era buio da non vedere nulla. Ogni tanto si sentiva qualche lento rumore, poi delle bottiglie di vino sbattere tra di loro. Giacomo tremava così forte da sembrare che fosse immerso in un barile di acqua con dei pezzi di ghiaccio e neve. Giacomo era così traumatizzato da non riuscire a muoversi, ma la cosa più brutta che proprio lo zio lo aveva chiuso in quella tenebrosa cantina.
Improvvisamente, Giacomo si sentì come camminare addosso ed intorno; i topi gli stavano camminando sopra e vicino. Non mancavano scarafaggi, lucertole, ragni ed insetti fastidiosi che ronzavano senza riuscire a vederli. Giacomo viveva nell’ombra, nel terrore, nell’oscurità popolata di animali ed insetti delle tenebre. Giacomo tentò di muoversi nell’ombra e tentare di fuggire dai topi che gli camminavano intorno ed evitare le ragnatele che si sentiva sul viso, senza riuscire a vederle. Uno scarafaggio si infilò nella maglietta di Giacomo. Giacomo non capì nemmeno cosa fosse, ma capì che doveva liberarsi di quella cosa che gli camminasse sulla schiena, dentro la maglietta. Sembrava essere finito in pieno inferno, vivere il peggior film dell’orrore che potesse immaginare. Le lucertole camminavano sui muri, ma una si trovava sul muro vicino a Giacomo. Giacomo si appoggiò e si mise paura, perché sentì qualcosa che gli camminava sulla mano. Giacomo provò totale disprezzo per lo zio, pensava di non potersi mai più fidare di un parente; perché lui voleva bene allo zio e non si aspettava che gli facesse una cosa del genere.
Giacomo si muoveva al buio con paura, ma capiva che doveva imparare per forza se voleva sopravvivere a quel terribile castigo inflittogli dallo zio Vittorio. Dopo un po’, Giacomo non si muoveva più in modo maldestro, con il tempo cominciava a sapersi muovere nell’ombra senza fare rumore e senza spostare nulla. Giacomo pensava a quando aveva i topi addosso, e doveva muoversi in modo silenzioso come loro, perché aveva scoperto che muovendosi al buio ed in modo silenzioso, si può attaccare chiunque e fare qualunque cosa. Giacomo aveva scoperto che l’ombra sarebbe potuta diventare il suo potere per trarre vantaggio per fare qualunque cosa ed a chi voleva. Giacomo non aveva più paura del buio, perché la paura aveva preso possesso di lui e l’unico modo per superare la paura senza averla sconfitta e cedere alla paura e farla diventare parte di sé. Giacomo si muoveva con la delicatezza di un topo, si arrampicava come una lucertola in qualunque punto della cantina senza avere paura dove si arrampicasse. Giacomo si infilava nei punti più stretti come uno scarafaggio e si muoveva sopra i vecchi mobili come un ragno su una ragnatela. Il buio totale aveva sconvolto la delicata mente del povero bambino, e l’unico modo di superare il panico totale era di adeguarsi alla situazione e farsela piacere con la forza. Già ciò era un po’ di tempo che Giacomo stava da solo nella cantina, oramai la paura aveva preso il sopravvento, il terrore lo aveva ucciso, e con il tempo, Giacomo subì una mutazione psichica. Una vita rovinata troppo presto. Giacomo cominciava a considerare i topi e le lucertole come esseri del suo nuovo mondo, e poi i ragni li vedeva come animali da prendere da esempio, perché si sapevano muovere con una lentezza che nessuno potrebbe sentirli arrivare. Giacomo imparò la grazia dei movimenti di un ragno, strisciare come una lucertola ed infilarsi dappertutto senza farsi vedere e sentire. Poi Giacomo osservò gli scarafaggi, e notò che lui doveva diventare veloce come loro e muoversi in direzioni sempre diverse per evitare di essere catturato. Giacomo si trovò costretto a farsi piacere i topi che gli stavano camminando addosso, perché si era accorto che l’unico modo per non aver paura era di credersi come i propri nemici. Giacomo si muoveva più come un topo che come un bambino, perché non camminava più in piedi, ma sempre accovacciato o appiattito al suolo. Lo zio Vittorio si era dimenticato del nipote nella cantina, era così impegnato con la “cameriera” che non si curava più del nipote che era veramente nel peggiore degli inferni. Giacomo cominciava a pensare che non potendo fuggire da quella cantina, doveva farsela piacere per forza; ma non come prigione, ma come un luogo di punizione e di tortura per ciò che aveva visto per sbaglio e che non avrebbe dovuto vedere. La sua colpa era stata la curiosità, si sarebbe dovuto allontanare dopo un po’, ma un bambino di 7 anni non pensa a queste cose e quando vede qualcosa di nuovo, non può fare a meno di tentare di conoscerla. Giacomo pensava che prendendo da esempio quegli animali, lui si sarebbe potuto infilare dappertutto senza correre il rischio di essere scoperto. Difatti, Giacomo capì che ciò che aveva visto era proibito, e trovando un sistema per guardare senza essere visti poteva essere una soluzione e poi si sarebbe voluto vendicare dello zio in futuro. Oramai, l’anima di Giacomo era stata uccisa in tenera età, e Giacomo doveva solo pensare a ciò che aveva imparato con la violenza psicologica, ovvero muoversi al buio come un essere delle tenebre. C’era il tramonto ormai, Giacomo aveva paura, ma di meno rispetto a quando era entrato nella cantina. La paura più grande per Giacomo era stata la violenza con cui era stato lasciato con la forza nella cantina, e poi la punizione stessa della cantina gli aveva peggiorato la situazione mentale. Forse a Giacomo la libertà in seguito gli avrebbe causato non pochi problemi, perché per quanto possa sembrare strano, l’impatto violento con la cantina l’ha così scosso, da fargli rifiutare il mondo esterno, e poi tornando alla civiltà le problematiche non sarebbero mancate, perché Giacomo si sarebbe ritrovato, uscendo dalla cantina, in un mondo che non era più il suo; perché la forte paura dell’essere lasciato con la forza in cantina; gli aveva ucciso l’anima, ed il mondo reale non sarebbe più riuscito a riconoscerlo ed ad accettarlo come suo. Giacomo si stava abituando al suo mondo di oscurità, castigo e prigionia; ma giurò a se stesso che prima o poi si sarebbe vendicato con lo zio appena sarebbe diventato grande, perché quando un’anima viene uccisa non ha più significato il tempo; ed un Sin Alma potrebbe essere capace di vendicarsi anche dopo 10 anni! Solo Il Divoratore di Anime può vendicarsi anche dopo 100 anni, perché la sua anima è morta, ma il suo spirito maligno e vendicativo non conosce tempo e riapparirà prima o poi sotto una sembianza. Bisogna stare attenti coi Sin Alma, non c’è da scherzare con loro; perché se tu fai loro un torto, loro non lo dimenticano, ma tu si; e poi si vendicheranno dopo tanto di quel tempo che non saprai neppure cosa avevi fatto. State attenti! Un Sin Alma può aspettare tutto il tempo che vuole per riprendersi la sua anima, il guaio è che per riprendersi la sua anima morta, il Sin Alma deve uccidere il corpo del suo “assassino a metà” se possiamo così dire; visto che i Sin Alma sono i “morti a metà”, ovvero hanno l’anima morta in un corpo vivo.
Oramai è sera, il buio consolida la dura punizione a Giacomo nella cantina. Lo zio ha dimenticato di aver messo il nipote nella cantina, e poi il suo “gran da fare” a “fare le pulizie” con la “cameriera” gli ha completamente annullato la memoria. Nel frattempo; Giacomo si sta così abituando a stare con le creature delle tenebre che sembra quasi che sia in grado di poter comunicare con loro.
Il tramonto è inoltrato oramai, comincia a diventare buio; Giacomo diventa sempre più triste, perché abbandonato dallo zio in un luogo lugubre e orribile; e poi comincia a diventare freddo ed umido. L’odore di muffa si addensa sempre di più rendendo l’aria irrespirabile. Il tenero Giacomo sta per rimanere al buio totale; perché la cantina non ha finestre; ed almeno prima entrava un po’ di luce attraverso la porta; ma ora neppure più quella. La nottata è la più triste e tenebrosa per Giacomo; lo zio non si fa ancora vedere, forse rimarrà lì sotto per chissà quanto tempo; ma prima o poi lo zio dovrà liberarlo, perché non può lasciarlo sempre lì sotto. Tutto questo per essere passato di sfuggita davanti alla sua porta ed aver un po’ curiosato; comunque Giacomo nella sua ingenuità capì di aver sbagliato, anche se lo zio aveva esagerato a punirlo in quel modo brutale. La notte è scesa, sono quasi le 20:00; il buio totale rende ancora più spettrale la cantina che sembra una caverna abitata da presenze invisibili. I rumori di topi che urtano bottiglie di vino vuote, la muffa che rende l’aria irrespirabile, con tutto che poi sia poca, l’ombra che nasconde le lucertole che potrebbero trovarsi in qualunque punto della cantina; gli scarafaggi che si avvicinano a Giacomo come per fargli mettere più paura di quella che ha già. Giacomo cerca un interruttore per accendere la luce; ma senza trovarlo; perché solo essendo provvisti di una torcia oppure di una candela si poteva illuminare la cantina, perché era molto grande e l’illuminazione non era stata messa per taccagneria. Giacomo si aggirava per la cantina sempre più a profondo, scoprendo dei punti che erano talmente maltenuti da sembrare di essere abbandonati da quasi 100 anni. Le ragnatele sembravano decorazioni delle tenebre, quasi ad indicare l’orrore e la stabilità di determinati inquilini, i ragni. Quella cantina non era solo disordinata e spettrale, ma sembrava un piccolo mondo dell’orrore, ed i ragni erano gli abitanti. I topi erano quelli che facevano più paura a Giacomo; e la cosa più tremenda che potesse capitargli era proprio doversi trovare con la forza con ciò che odiasse di più, e quindi farseli piacere con la violenza psicologica. Quando ciò che più odi deve piacerti con la forza, la tua anima muore, è inevitabile; anche se potrebbe sembrare un fatto di fantasia. La tortura sul corpo è terribile, brutale, incivile, ma si potrebbe dimenticare; il dolore poi passa. Invece, la tortura sull’anima non si può dimenticare; perché si può torturare una persona anche senza il minimo contatto. Pensandoci capirete che potrei avere ragione. Il povero Giacomo, forse avrebbe potuto sopportare di più uno schiaffo dallo zio, oppure un ricatto, ma non potrà mai dimenticare la punizione “capitale” dello zio che gli ha ucciso l’anima. Quindi Vittorio potrebbe essere considerato il “mezzo assassino” di Giacomo? Forse si, visto che Vittorio ha ucciso il nipote “per metà”. La morte dell’anima è un altro tipo di morte, anche se immateriale, forse è impossibile che anima e corpo muoiano allo stesso momento, perché o muore il corpo o muore l’anima, forse la morte del corpo può solo dare la pace, ma è troppo triste. I Sin Alma sono persone condannate a morire due volte, ovvero morta la loro anima, vivono nelle tenebre aspettando la morte del corpo che forse avranno il più tardi possibile.
Per il Divoratore è differente, perché la sua anima è morta al cospetto di Dio e quindi il suo spirito è immortale, la sua anima è morta ed il suo corpo è mortale. Il Divoratore è decisamente fuori dalla portata della morte, perché il suo spirito maligno prima o poi ritornerà con altre sembianze umane per vendicarsi ed è capace di attendere dei tempi molto lunghi. Una caratteristica che distingue il Divoratore dagli altri Sin Alma, non è solo la quantità di punti deboli, perché i Sin Alma ne hanno uno, invece il Divoratore più di uno per poterlo sconfiggere; ma la cosa più particolare è che più dolore sopporta il Divoratore e più forte e più cattivo diventa, come un cane, più gli fai male e più aggressivo diventa, perché per lui il dolore diventa un punto di forza. Il Divoratore è puro concentrato di male, e si alimenta con il proprio dolore, per diventare invincibile. Quindi fargli del male è inutile, ucciderlo pure, perché il suo spirito ritornerà e non si avrà mai fine, e poi il tempo che l’umanità avrà scoperto chi è, lui avrà già raggiunto il suo scopo.
Tornando al nostro povero Giacomo, di soli 7 anni, abbandonato per punizione dallo zio in una cantina; che soffre sempre di più perché gli manca tanto la mamma. Giacomo trova nella cantina un vecchio libro ammuffito, in un punto impossibile da vedere senza chinarsi ed infilarsi sotto un mobile. Il libro era molto rovinato, ma si potevano leggere le parole; il piccolo Giacomo fu molto incuriosito, perché quel libro sembrava molto affascinante, e certe volte, aver trovato qualcosa in un punto molto strano e ben nascosto lo appassionava. Nel frattempo, Vittorio si ricordò di aver lasciato suo nipote in cantina e che suo fratello e sua cognata stavano per tornare e che doveva sbrigarsi a recuperare il nipote per evitare che scoppiasse uno scandalo. Così, Vittorio e Morena andarono a cercare Giacomo nella cantina. Dopo una lunga ricerca lo trovarono, perché Giacomo si era ben nascosto e si era abituato a vivere nell’ombra. Messo al sicuro ed al pulito, Giacomo non riuscì a dire nulla, anzi volle far credere di essersi divertito. Vittorio si sentì tranquillo, perché il fratello l’avrebbe frantumato se avesse saputo che lui aveva messo il figlio in cantina; ma in ogni caso, Vittorio avrebbe potuto dire che ci era andato da solo in cantina, per giocare. Giacomo chiese allo zio Vittorio di regalargli quel libro, e Vittorio come prezzo per il suo silenzio glielo regalò senza nemmeno vedere di cosa fosse. Arrivati i genitori dal funerale fuori città, Giacomo andò via con quel libro che aveva trovato in cantina, che lo aveva incuriosito il posto in cui lo aveva trovato; come per non farlo sapere a nessuno. Difatti, il libro era attaccato sotto al mobile con dei sostegni, e solo infilandosi sotto si poteva vedere. Tutto finì bene, se così si può dire, perché Vittorio la passò liscia per aver messo il nipote in cantina con la forza. Chissà, forse i genitori di Giacomo lo avrebbero giustificato, ma non credo. Giacomo in ogni caso non dimenticò mai ciò che aveva passato quel terribile giorno tra ragni, lucertole, scarafaggi, topi e ragnatele; si promise di vendicarsi con lo zio appena sarebbe diventato grande.
Gli anni passano, ogni tanto Giacomo legge quel libro trovato in cantina senza riuscire a comprenderlo, perché trattava degli argomenti troppo difficili per la sua età. Giacomo ha 14 anni, sono passati ben 7 anni da quel terribile giorno che gli ha sconvolto l’esistenza della sua precaria età. Giacomo stava crescendo male, anche se non aveva paura del buio e delle creature della cantina, si sentiva insicuro, perché si sentiva come un grande vuoto dentro di sé; come se la sua vita fosse stata interrotta di colpo, levandogli qualcosa da dentro che non capiva; la sua anima era oramai morta. Giacomo era diventato silenzioso, si muoveva con una grazia che ti arrivava alle spalle come un topo senza che te ne accorgessi. Giacomo era diventato molto agile e veloce, si sapeva arrampicare sugli alberi, saltava con lo stile di un ragno, si sapeva infilare in punti molto scomodi come uno scarafaggio, e si muoveva come una lucertola. Questo potrebbe sembrare strano, ma ciò di cui aveva più paura Giacomo, se l’è dovuto far piacere con la forza e farlo diventare parte di sé. Quel giorno trascorso nella cantina creava dei forti disturbi a Giacomo, anche durante il sonno; così non riuscendo a dormire, Giacomo si alzava ed andava in giro di notte a curiosare. Giacomo era capace di entrare dappertutto senza fare il minimo rumore, era silenzioso come un topo. Giacomo decise di usare i doni che aveva ricevuto con la forza per trarne proprio vantaggio, e così poteva spiare chiunque senza farsi scoprire. In ogni caso, Giacomo decise di doversi imparare a combattere, per vendicarsi e punire lo zio che lo aveva “creato”.
Con il passare degli anni, Giacomo imparò le arti di combattimento più acrobatiche che esistano al mondo, per pura vendetta nei confronti dello zio e per evitare che succedano altre cose brutte e che qualcuno soffra quello che ha patito lui, come riscatto per non essersi potuto difendere dallo zio, decise di evitare che i bambini vengano maltrattati dagli adulti, per esempio i pedofili. Giacomo ha 16 anni, sa combattere molto bene e vuole migliorare. Giacomo decide di crearsi un costume nero, in modo da potersi muovere di notte come un’ombra nell’oscurità e fare ciò che gli fu negato con la violenza da piccolo. Indovinate un po’? Esatto, spiare le ragazze e magari le coppie durante le loro effusioni. E meno male che Vittorio l’aveva punito per evitare tutto questo, non solo Giacomo è diventato ciò che voleva evitare Vittorio, ma ora è ancora peggio e più pericoloso e più imprevedibile; avendo il potere di potersi muovere come le creature delle tenebre. Giacomo si soprannominò Ombra, mascherato tutto di nero, decise di andare in giro per Roma per evitare violenze sui bambini e curiosare sulle effusioni altrui. Proprio perché ciò è accaduto a lui; Giacomo sa cosa vuol dire quando un bambino viene maltrattato e punito in modo molto violento, egli vuole evitare che accada in futuro e punire chi si approfitta dei bambini perché troppo piccoli e troppo deboli.
Ombra è amico o nemico? Lui fa bene o male? Chi può deciderlo? Ombra è un eroe oppure un mostro? Ombra è un Sin Alma; su questo non c’è dubbio; perché è diventato con la forza ciò che odiava di più, odiava i topi, è stato costretto a viverci nel panico, se li è dovuti far piacere con la forza; ma in realtà li odia più di prima e per evitare di vivere nel terrore continuamente, deve diventare lui stesso il proprio terrore e scagliarlo contro gli altri per liberarsi; per sempre; condannato a soffrire e fare soffrire. Ombra tiene al sicuro diversi costumi, per evitare che li scoprano. I costumi glieli ha creati un costumista teatrale, amico dei suoi genitori, a basso costo. Ombra ha diversi costumi che usa in base a come si sente quel giorno; per aggirarsi di notte: lucertola, ragno, scarafaggio, topo. Se qualcuno dovesse vederlo mascherato di notte; non potrebbe mai sospettare che questi 4 personaggi siano la stessa persona.
Facendo questa terribile vita di notte, mascherato da fenomeno mostruoso, Ombra non vive più una vita normale, perché non riesce a darsi pace per come fu trattato da piccolo dallo zio; e soprattutto ciò che ha dovuto passare in tutti questi lunghi anni. Per Giacomo il tempo si era fermato alla sua morte dell’anima; la vita per lui non aveva più il significato di prima, ovvero giocare, ridere, e starsene per conto suo. Giacomo si sentiva costretto a battersi per strada per difendere i bambini più piccoli che venivano infastiditi dai più grossi, di giorno ovviamente senza alcun costume. La vita di Giacomo era di avere due vite contemporanee; ovvero quella di ragazzo infelice di giorno, e quella di mostro mascherato di notte. Giacomo si trovò costretto a farsi piacere l’oscurità, anche contro il proprio volere; per tentare di adattarsi alle situazioni e magari usare il suo punto debole come punto forte verso gli altri.
Giacomo puntò ad avere il dominio della città nelle proprie mani, per fare in modo che ovunque ci fosse lui dovesse comandare. Giacomo vive una vita da 4 inferni, non uno; ma malgrado tutto, che Giacomo non sappia più cosa sia la felicità; vuole tentare di portarla agli altri non avendola potuta avere lui, lo fa sentire un eroe.
Giacomo non riesce a fare a meno di spiare le coppie che si appartano, senza farsi notare. Dopo tutto questo inferno, Giacomo è uno studente di giorno ed un difensore contro i maltrattamenti sui bambini, e non solo un mostro mascherato di notte; anzi, un giorno Giacomo vide quel libro che aveva abbandonato sullo scaffale e mai letto; e si ricordò che era il libro che aveva trovato quel maledetto giorno nella cantina. Giacomo cominciò a leggere la prima pagina e lesse:
“Diario della marchesa Luisa Ducati…”
Sfogliando le pagine di giorno in giorno, Giacomo cominciò a leggere il diario dall’inizio e pensò che potesse essere interessante e distrarsi un po’ dalla sua tenebrosa vita…