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IL DIVORATORE DI ANIME
Capitolo 74
Scritte le ultime parole del diario, il commissario De Luca decise di ritornare alla chiesa dal suo prete.
Emiliano:
“Padre, ho bisogno di Lei e del suo aiuto; sento che sto impazzendo! Mi aiuti in nome di Dio!”
Il prete:
“Calma, figliolo! Che ti è successo? Racconta con grazia ed io ti ascolterò!”
Emiliano:
“Ho strani incubi, mi sogno fiamme, spettri, vampiri, lupi, il diavolo!”
Il prete:
“Sei molto agitato e molto suggestionato dal tuo lavoro e forse da ciò che ti ho detto l’ultima volta! Sei rimasto molto impressionato e scioccato! Ti devi calmare! Comunque se vuoi verrò a benedire la tua casa se ti farà piacere!”
Emiliano:
“Magari! Sarebbe troppo grande da Lei! Ma non voglio solo questo, ma anche un supporto spirituale e mi pento con tutto il cuore di non aver creduto prima a Dio!”
Il prete:
“Accolgo il tuo pentimento, perché prima o poi bisogna fare i conti con la fede; ed a te è toccato in modo molto violento e particolare! Ora però dobbiamo scoprire chi è, cosa vuole e cosa cerca, non credi?”
Emiliano:
“Veramente io devo indagare su quell’aggressione del 29 gennaio a mezzanotte, devo scoprire chi è questo Divoratore!”
Il prete:
“Io leggo molto la cronaca, si…ora so di che parli, il mostro che si fa chiamare Divoratore; non è vero?”
Emiliano:
“Esatto padre!”
Il prete:
“Non sappiamo nulla, dobbiamo stare attenti, ricorda che ora il tuo nemico è anche il mio ed io ci sarò quando dovrai affrontarlo!”
Emiliano:
“Grazie, padre! Cosa dovrei fare?”
Il prete:
“Prima cosa, benedire casa, poi interpellare Alvaro Raimondi e saperne di più su cosa faceva e perché il diavolo lo accusava! Ma questo lo abbiamo scoperto! Il diavolo si era vendicato perché Alvaro si faceva credere Satana! Forse Alvaro appartiene a qualche setta? Non credi?”
Emiliano:
“Sicuramente! Grazie padre; devo andare!”
Il prete:
“Ti do la mia benedizione! Dio sia con te!”
Così, Emiliano andò a casa di Alvaro Raimondi.
Alvaro:
“Cosa posso fare, commissario?”
Emiliano:
“Dimmi la verità una volta per tutte! Ecco cosa!”
Alvaro:
“Quale verità? Non so!”
Emiliano alzando la voce e dando un pugno sul tavolo disse:
“Tu sei un bugiardo! L’aggressore voleva punirti perché tu fai parte di una setta satanica e ti credi Satana!”
Alvaro:
“Va bene, è vero! Non pensavo che mi sarebbe potuta succedere una cosa del genere; i miei confratelli hanno paura ora; e senza di me, dopo l’accaduto non si sono più riuniti!”
Emiliano:
“La gente ha paura; a carnevale nessuno si è vestito da diavolo quest’anno; ed anche per colpa tua; anzi soprattutto per colpa tua! Il costume da diavolo potrebbe essere messo al bando; perché troppo pericoloso, almeno fino a che non scopriremo chi ha tentato di ucciderti e poi perché ti ha sbranato come un cane; invece di usare un coltello, una pistola, una catena, un mitra oppure impiccarti come ti farei io in questo momento?”
Alvaro:
“Commissario stia calmo, ne ha fatto anche troppo di macello in casa mia! Che vuole fare, arrestarmi?”
Emiliano:
“Per ora no! Ma se scopro che tu e la tua masnada di fanatici fate dei danni o venite coinvolti in qualche modo con questa aggressione, vi sbatto tutti al fresco! Chiaro?”
Alvaro:
“Ma sono stato io l’aggredito, come potrebbero essere coinvolti loro?”
Emiliano:
“Hai ragione, forse la stanchezza mi sta facendo stravedere cose che non ci sono! Comunque in ogni caso, smetti di farti passare per Satana o ti devo arrestare per falsa testimonianza anche se potrebbe sembrarti assurdo, perché tu hai scatenato tutto questo e l’ira di quel pazzo! Non mi avevi detto subito che facevi parte di una setta satanica, potrebbe essere un’associazione contro l’ordine pubblico; fate sacrifici umani oppure abusi sessuali?”
Alvaro:
“No, commissario, per noi è un rito sacro, ci crediamo, anche se so che facciamo male; ma non c’è niente contro nessuno, può credermi! Invece di adorare Dio, adoriamo Satana! Non dovremmo, ma finché non facciamo nulla contro nessuno non può arrestarci!”
Emiliano:
“State attenti a quello che fate, perché tu non sei più un semplice aggredito, ora sei nell’occhio del ciclone; perché per colpa tua è uscito quel mostro! Sei sotto osservazione, alla prima cosa che fai che non mi sta bene, io ti rovino; arrivederci, è tutto!”
Il commissario andò al suo ufficio, per rilassarsi e sperare di scoprire qualcosa. Nessun caso oramai poteva più attirare l’interesse di Emiliano, anche perché il caso “D.10” lo colpiva in prima persona, perché aveva colpito e messo in discussione la sua fede e temeva per sua moglie e per la loro figlia di 15 anni.
La giornata si era conclusa tranquilla, così il commissario andò a casa ed in nottata si mise a scrivere il suo diario.