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IL DIVORATORE DI ANIME
Capitolo 38
Ora ritorniamo al 2000; a Roma, continua il torneo di combattimento organizzato dal divoratore di anime Riccardo Croce…
Nella casa abbandonata, sede del torneo ci aspetta la cronaca del settimo incontro degli ottavi di finale, ovvero Uomo Orso contro Evil Clown. Uomo Orso comincia ad attaccare, Evil schiva dei calci e dei pugni, poi Evil afferra Orso e lo scaraventa al suolo. Orso si rialza, con fatica, e si getta con un placcaggio contro Evil e lo butta a terra. Poi Orso colpisce Evil con dei pugni molto forti e lo intontisce, Evil tenta di riprendersi e sfodera un calcio che lascia immobile Orso. Il combattimento riprende coi due lottatori in piedi; Evil afferra Orso e gli infila due dita negli occhi, Orso non si muove e viene colpito con delle ginocchiate e delle gomitate e poi una testata. Orso è a terra, si rialza ed esegue un battipalo ad Evil che rimane stordito. Poi Orso esegue una caduta all’indietro ad Evil e per finire uno spacca cervello. Evil non riesce più a muoversi, ma tenta di ritrovare la forza per colpire almeno con dei pugni. Evil afferra Orso e gli esegue uno spacca schiena, entrambi sono al limite delle forze e si reggono a mala pena in piedi. Evil colpisce con delle gomitate, e poi dei pugni, le gambe non riesce più ad alzarle. Uomo Orso attacca con un attacco corpo a corpo gettandosi come un orso contro Evil Clown che rimane schiacciato sotto di lui.
Evil Clown non riesce a muoversi e non ha la forza di reagire. Uomo Orso è il vincitore dell’incontro!
Ora dobbiamo conoscere gli ultimi due partecipanti al torneo, il primo dei due è Piranha.
Tutto cominciò nel 1987, siamo in Italia, a Roma; una famiglia composta dai genitori e due figli, uno di 10 anni e l’altro di 7 anni.
Tutto procede molto bene tra di loro, con tutto che i due pargoli siano delle vere pesti. Ecco l’estate. Il caldo torrido soffoca Roma fino a ben 35°C. Un po’ d’acqua può risolvere più di quanto si possa pensare in certe situazioni. Il padre dei ragazzi che spesso era in viaggio per motivi di lavoro, decise di organizzare un viaggio con tutta la famiglia, considerato che questa volta doveva allontanarsi più del solito e per un periodo molto lungo, difatti si sarebbe dovuto recare in Venezuela. Il Venezuela è un paese sì povero, ma molto esotico, con posti molto interessanti da visitare. Così, preparati i bagagli e tutti i progetti, sia di lavoro che di svago, la bella famiglia prese il volo per il Venezuela.
Il viaggio fu molto lungo, ma ne valeva la pena. Arrivati a Caracas, in Venezuela, la famiglia prese possesso dell’alloggio, il tempo di riposarsi e di organizzarsi per l’incontro di lavoro. Così, la famiglia Testa, composta da Mario, Adriana ed i loro due figli, si doveva incontrare con un importante uomo d’affari che era grande amico di Mario; ovvero il signor Pedro Alvarez. Il signor Mario Testa era un venditore di macchine agricole e considerata la sua amicizia con Pedro Alvarez, sapendo che fosse molto ricco, potevano venirsi incontro l’uno con l’altro. Pedro e Mario giocavano anche a golf insieme e così nacque la loro grande amicizia ed anche le possibilità di fare affari insieme.
Così, all’incontro a Caracas, Mario si recò dal suo amico Pedro insieme alla famiglia. Dopo i soliti convenevoli, Mario chiese alcuni consigli riguardo al Venezuela e sui posti da visitare. Concluso l’affare, Pedro si offrì di fare da guida alla famiglia Testa, per il Venezuela. Così, la famiglia Testa visitò insieme a Pedro; Maracay, Guacara e Valencia, nel giro di una settimana.
Un giorno, in visita a San Juan de los Cayos, la famiglia rimase incantata dalla meraviglia del mare. Era praticamente impossibile resistere a non fare il bagno. La giornata prometteva molto bene, il sole era molto alto e faceva molto caldo. Sulla spiaggia non c’era quasi nessuno, così la famiglia Testa ne approfittò per fare il bagno in tutta tranquillità. Così, tutti e quattro si immersero nell’acqua per fare il bagno, tranne Pedro che non si sentiva bene per dei disturbi di indigestione. Mario e sua moglie Adriana stavano giocando a schizzarsi e nascondersi nell’acqua, mentre i loro figli stavano più a riva per evitare che le onde li travolgessero troppo e per controllarli meglio. Ma stranamente, dopo alcune volte che Mario si immergeva e risaliva, dopo la terza volta non risalì più, intanto Adriana si sentiva come tirare, pensava che fossero dei pesci grossi od una medusa, ma invece il mare si cominciò a sporcare di sangue stranamente. I figli, che si stavano avvicinando ai genitori incuriositi, mentre Pedro si era addormentato al sole con le cuffie, quindi isolato completamente, non poteva accorgersi di nulla, qualsiasi cosa fosse successa. Resta il fatto che Mario ed Adriana erano spariti, ed i loro figli che stavano a riva non si accorsero di nulla perché pensavano che stessero giocando. C’era qualcosa di molto strano, i due bambini, mentre stavano giocando si avvicinarono all’acqua sempre di più per andare incontro ai genitori, perché non li vedevano più. I due fratelli avanzavano nell’acqua per cercare i genitori. Ma all’improvviso, il bambino più grande inciampò ad un sasso e cadde in avanti, questione di pochi secondi e comparì una macchia di sangue nell’acqua, mentre il bambino più piccolo cominciò a mettersi paura tremando e tornando indietro, mentre si sentiva mordere ai polpacci. Il bambino più piccolo si mise a correre nell’acqua urlando, preso dal panico senza nemmeno capire il motivo del suo terrore, perché aveva visto sparire il fratello in un bagno di sangue e lui stesso come vide il sangue scappò preso dal panico. Pedro si stava svegliando, ignaro di tutto ciò, non poteva nemmeno udire le urla del povero bambino rimasto solo nell’acqua che stava chiedendo aiuto. Pedro vide tra la sabbia una tavola di legno, pensava che fosse un pezzo di legno abbandonato da qualche turista, perché si era allontanato per cercare un punto isolato per toilette. Sul pezzo di legno infossato nella sabbia, che probabilmente era caduto per il troppo vento e poi ricoperto dalla sabbia, c’era scritto:
“Peligro! No nadar! Piranhas!” (Pericolo! Vietato nuotare! Piranha!). Pedro come lesse e realizzò corse subito al punto in cui c’erano i suoi amici. Ma non trovò più nessuno, solo il bambino più piccolo che era riuscito a scappare in tempo pur riportando delle ferite. Messo al sicuro il bambino più piccolo, Pedro tentò di recuperare i corpi dei suoi amici, ma non trovò nulla. Restava il fatto che ora quel bambino era rimasto orfano ed aveva perso anche il fratello maggiore. Il piccolo tremava ancora molto forte e non riusciva ancora a riprendersi talmente l’inferno che aveva passato; difatti si vide morire i genitori e poi il fratello in un bagno di sangue per colpa dei piranha. L’attacco dei piranha non era un caso isolato, tant’è vero che la dimostrazione stava nel fatto che ci fosse il cartello che avvisava della loro presenza, solo che purtroppo il vento lo fece cadere e poi la sabbia spostata dal vento lo coprì. Quando Pedro si accorse del cartello era troppo tardi. Il povero bambino di soli 7 anni non riusciva a fare altro che tremare e piangere nel panico totale, sentendosi morire e senza rendersi conto che fosse salvo per miracolo. Pedro prese l’impegno di prendersi cura del figlio del suo amico, rimasto orfano, e chissà, forse un giorno lo avrebbe pure adottato. Il bambino rimase due anni in Venezuela con Pedro, perché non era in grado di affrontare un lungo viaggio in quelle condizioni e poi aveva troppa paura, persino di volare. Sono passati altri due anni, il ragazzo ha imparato lo spagnolo, sistemati i problemi con scuola ed affidamenti, il ragazzo rimase in Venezuela molto a lungo. Il ragazzo cominciò a crescere sempre più con un’aggressività molto preoccupante, Pedro pensò di non essere più all’altezza di occuparsi di lui, così, avvisati i parenti del ragazzo in Italia, Pedro decise di riportare il ragazzo in Italia e sperare che la lontananza dal Venezuela gli facesse dimenticare quel tragico evento che distrusse la sua famiglia e che lo terrorizzò a morte. Il ragazzo fu accompagnato da Pedro a Roma dai nonni, genitori di Adriana. I nonni che avevano saputo della terribile catastrofe se la presero con Pedro e lo ritenevano responsabile, perché secondo loro Pedro doveva sapere dove stesse portando i suoi amici, considerato che solo lui potesse conoscere il Venezuela con i suoi usi ed i suoi pericoli. Pedro si difese dicendo che non ci era mai stato a San Juan, e che non poteva aspettarsi un attacco di piranha e che poi il cartello non era in vista, perché messo fuori uso dal vento. In ogni caso i genitori di Adriana non volevano credere a Pedro, perché comunque loro avevano perso la figlia ed un nipote per colpa sua, anche il loro genero doveva sapere in che posto stesse portando la sua famiglia e che era un padre incosciente a portare la moglie ed i figli in un luogo così selvaggio. Restava il fatto che non solo la loro figlia, il loro genero ed il loro nipote più grande erano morti, ma non si trovavano neppure i loro corpi, perché divorati dai piranha e che non potevano nemmeno sotterrarli in Italia nel cimitero di Roma per averli vicini. Una famiglia distrutta per un maledetto viaggio di affari. I genitori di Adriana non sapevano nemmeno più con chi prendersela, pensavano che se non fosse stato per andare da Pedro, loro non sarebbero morti, e senza sapere che se Pedro non si fosse addormentato con le cuffie forse avrebbe potuto sentirli e salvarli. Pedro non poteva accettare i sensi di colpa, perché lui non poteva essere responsabile dei suoi amici e dei figli dei suoi amici. Pedro decise di tornare al più presto in Venezuela, perché non solo era considerato responsabile della morte di Adriana, suo marito ed il figlio più grande, ma i nonni odiavano Pedro perché si era tenuto il loro nipote in quel posto selvaggio e sperduto, avrebbe dovuto portare subito in Italia il loro nipote e non dopo 4 anni. Così, dopo lunghi contrasti tra Pedro ed i nonni del figlio superstite a quel massacro, il bambino rimase a Roma coi suoi nonni e Pedro tornò in Venezuela, dopo aver accudito quel bambino per 4 anni, essendo molto ricco ed in ogni caso grande amico del padre, soprattutto dopo tutto quello che era successo, lui si sentiva in dovere di accudire il figlio del suo amico morto insieme alla moglie divorato dai piranha. Non solo, ma anche il figlio più grande, quello di 10 anni morì divorato dai piranha, il più piccolo di 7 anni si salvò per miracolo, perché vide l’acqua diventare rossa e suo fratello sparire sempre di più sott’acqua. Il piccolo di 7 anni rimase molto colpito da quel massacro sotto i suoi occhi e per molti giorni non parlava più con nessuno; solo di tanto in tanto con Pedro; che lui considerava come il migliore amico del padre. Difatti, per quei 4 anni trascorsi in Venezuela con Pedro, il ragazzo cambiò vita in ogni aspetto. Non solo lui imparò lo spagnolo alla perfezione; ma anche tutte le usanze ed imparò ad apprezzare la cucina venezuelana. Certo, che poi essendo rimasto per 4 lunghi anni nel posto della terribile tragedia; il ragazzo non poteva fare a meno di pensare a quel tragico giorno. La cosa più strana era che lui amasse tanto l’acqua e fare il bagno; ma da quel giorno, ogni minimo contatto con l’acqua lo rendeva sempre più aggressivo. Col passare degli anni; il ragazzo non poteva continuare ad aver paura dell’acqua in eterno, così, l’acqua da sua passione, diventò la sua distruzione, poi la sua peggior paura, ma al tempo stesso non poteva fare a meno di stare lontano dall’acqua; perché come si può reagire ad essere costretti ad odiare ciò che si ama?
Bisogna ricordarsi una cosa molto importante; ovvero, si può fingere di amare, ma non si può fingere di odiare. Tutto questo è dato dalla natura, perché l’odio è l’umana natura, invece chi più ama più va contro la natura, e di conseguenza, ciò che è contro natura si può simulare, invece la natura dell’odio è spontanea, è naturale ed a volte incontrollabile e devastante. Per questo i Sin Alma sono pericolosi, anche per questo motivo, ovvero loro rappresentano la peggiore natura umana senza alcun limite e senza alcuno scrupolo; perché se perdi la tua anima non hai più nulla da perdere; perché poi ogni cosa non ha più alcun valore e pensi che l’unica maniera di liberarti sia combattere all’infinito e distruggere, ma non è così, perché i Sin Alma liberano se stessi, ma imprigionano gli altri, per questo sono una vera minaccia; come se ci fossero tanti dittatori senza scrupoli; pronti a qualunque guerra ed a qualunque sacrificio, perché per loro il corpo c’è o no è la stessa cosa. Un corpo senza anima è un corpo senza vita, senza sentimenti, senza più alcun dolore che li intenerisca e li colpisca più come un tempo, non hanno più alcuna sensibilità su di sé e sugli altri, pensano solo ad imporsi sugli altri, perché per loro è l’unico modo di stare a contatto con la gente, perché non hanno più buone maniere e non hanno alcuna intenzione di stabilire un rapporto con altre persone, perché si sentono esclusi ed emarginati come mostri da distruggere.