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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 33

DiPietro Sciandra

Set 15, 2016

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Capitolo 33

Roma era una città difesa dall’Uomo Bisonte; ed ora Roma è ancora più presa d’assedio di prima. Roma sta diventando un vero inferno con un’apparenza surreale, ma con un orrore spaventosamente reale. Roma è assediata dai Sin Alma.

L’anno è il 2000; siamo sempre a Roma, diventata una città che più ambigua non si può; ovvero la città santa e la città dell’inferno. Mentre Roma è piombata nel caos; continua il torneo di combattimento indetto da Riccardo Croce.

Riprende il torneo di combattimento nella casa abbandonata, ora siamo al sesto incontro degli ottavi; ovvero si devono affrontare Uomo Cavallo e Uomo Bisonte.

Uomo Bisonte ha deciso di partecipare per vincere in onore della madre e per dimostrare che il bisonte sia l’animale più forte al mondo, per quanto possa sembrare innocuo. Uomo Bisonte ha intenzione di distruggere chiunque gli capiti davanti senza alcuna pietà.

Invece, Uomo Cavallo vuole combattere nel segno della moglie uccisa dai calci di un cavallo selvaggio; e per farsi perdonare dalla moglie dall’aldilà; vuole combattere per sentirsi il più vicino possibile alla moglie; perché per combattere si fa coraggio pensando alla moglie; come se diventassero due spiriti in un unico corpo.

Comincia l’incontro nella casa abbandonata tra Uomo Cavallo e Uomo Bisonte…

Uomo Cavallo comincia ad attaccare con una serie di calci, Uomo Bisonte soccombe, perché troppo lento rispetto al suo avversario. Uomo Bisonte afferra l’avversario e gli esegue un battipalo, Uomo Cavallo rimane stordito, il tempo di rialzarsi e Uomo Cavallo attacca con una serie di pugni e ginocchiate. Uomo Bisonte rimane colpito duramente e cade a terra. Uomo Cavallo tenta di colpirlo, ma lui si rialza e lo schiva. I duri colpi senza sosta vengono sfoderati da entrambi i lottatori, nessuno vuole cedere. Uomo Cavall0 è molto veloce, ma più debole fisicamente, mentre Uomo Bisonte è più forte fisicamente, ma più lento. Uomo Cavallo continua ad attaccare con i calci, ma Uomo Bisonte lo schiva e lo afferra e lo solleva, scaraventandolo poi al suolo. Poi Uomo Bisonte solleva il suo nemico e gli esegue una poderosa testata; Uomo Cavallo resta intontito; Uomo Bisonte afferra Uomo Cavallo con una presa al collo e lo solleva, Uomo Cavallo si difende con un calcio al volto. Uomo Cavallo si libera ed attacca Uomo Bisonte con delle ginocchiate e poi delle gomitate. Uomo Bisonte è indebolito, Uomo Cavallo esegue un calcio a capriola che va a segno. Uomo Bisonte cade a terra. Arrivati allo stremo delle forze, entrambi non si arrendono e continuano a combattere senza risparmiarsi nessun calcio e nessun pugno. Uomo Cavallo esegue uno spacca cervello che va a segno. Uomo Bisonte afferra l’avversario e gli esegue una caduta all’indietro. Sono entrambi esausti ma altrettanto agguerriti, essendo diventato uno scontro mortale, ma sappiamo benissimo che nessun lottatore può essere ucciso, come prevede il regolamento del torneo di combattimento. Uomo Bisonte e Uomo Cavallo riprendono fiato, sono troppo stanchi per continuare a lottare, ma non è previsto un pareggio. Decidono una tregua di 5 minuti. Passati 5 minuti riprendono a combattere, le ferite non mancano a nessuno dei due, sembra impossibile fare tuttora un pronostico. Uomo Bisonte colpisce Uomo Cavallo con un poderoso pugno dal basso verso l’alto, Uomo Cavallo non riesce a riprendersi; Uomo Bisonte prende una rincorsa e si lancia con una carica del bisonte come un placcaggio del calcio americano contro Uomo Cavallo che crolla al suolo senza riuscire a muoversi. Uomo Cavallo non dà segni di rialzarsi. Uomo Bisonte è il vincitore!

Ora passiamo a conoscere un altro personaggio, ovvero Uomo Orso.

Tutto cominciò nel 1987, una famiglia italiana residente a Roma, composta dai genitori e ben 4 figli, rispettivamente, un maschio di 12 anni, una femmina di 10, un’altra femmina di 8 e l’ultimo un maschio di 6 anni.

La famiglia era abbastanza ricca e la madre non lavorava per badare ai figli che non erano certo degli angeli venuti in terra, anzi dei veri e propri diavoli. Da non sottovalutare le due femmine che davano l’impressione di essere innocue, ma non lo erano. Il figlio di 12 anni era quello più vivace di tutti, le due femmine spesso si isolavano per fatti loro, invece il piccolo di 6 anni era quello che veniva spesso isolato dai fratelli perché il più piccolo. I rapporti tra fratelli e sorelle non erano molto calmi, tra dispetti e litigi si andava comunque avanti e si cresceva insieme. Invece il piccolo di 6 anni era sempre quello che si isolava e che preferiva giocare sempre da solo. Questa bella famiglia viveva nel caos dei figli ma era comunque molto felice. Questa famiglia aveva dei parenti sparsi per il mondo, per motivi di lavoro, per matrimonio, anche per scelta di vivere all’estero.

Ecco l’estate. Uno zio che vive a Vancouver nella Columbia Britannica, in Canada; che possiede uno chalet in cui vive con la moglie canadese da 5 anni, decise di invitare suo fratello Giulio con sua moglie Beatrice e i loro 4 figli a trascorrere due settimane con loro. Saputa la grande notizia, i 4 bambini presero la notizia con grande entusiasmo. Un viaggio in un posto lontano è sempre piacevole, o almeno spero che sia così.

Così, fatti i preparativi; la bella famiglia partì per Vancouver, in Canada. Il viaggio in aereo fu molto lungo; ma ne valeva la pena. Giulio e Beatrice erano molto contenti di recarsi in Canada, i paesaggi sono veramente incantevoli. La bella famiglia fu accolta con una grande festa dallo zio Massimo, il fratello di Giulio. Dopo essersi sistemati nel meraviglioso chalet, i componenti della famiglia in vacanza cominciarono a visitare Vancouver.

Giulio e Massimo si misero a parlare dei loro ricordi di infanzia e dei loro matrimoni. Beatrice e Sandy, le due cognate entrarono subito in grande confidenza. Massimo e Sandy avevano due figli di nome Sam e Michael, rispettivamente di 4 e 3 anni.

Potete immaginare la confusione che possano scatenare i 6 bambini tutti insieme. Così, tra belle serate trascorse tra ricordi e progetti futuri, le due famiglie riunite trascorrevano le serate in armonia. Lo zio Massimo decise una domenica di portare tutti a fare una gita per boschi, trascorrere una giornata nella tenda da campeggio, per rompere la monotonia della vita nello chalet.

Così, tutti collaborarono insieme a montare la tenda, accendere il fuoco, preparare da mangiare, preparare la tavola. La giornata trascorreva in totale tranquillità. I 6 bambini giocavano a rincorrersi ed a nascondersi. La legna cominciava a scarseggiare, così lo zio Massimo decise di chiedere ai bambini di andare a cercarne un po’. I bambini cominciarono a cercare la legna, promettendo a loro zio di non allontanarsi e di rimanere nei paraggi. Camminando, i bambini più grandi, ovvero i figli di Giulio, si trovarono costretti ad allontanarsi un po’ di più per cercare della legna che non bastava. La curiosità della femmina di 10 anni spinse gli altri tre fratelli ad allontanarsi per fare un giro esplorativo, per avventura e curiosità, stando attenti a ricordare la strada del ritorno. Il bosco diventava sempre più fitto, lo zio Massimo e Giulio cominciarono a preoccuparsi, perché dovevano solo raccogliere un po’ di legna lì intorno e tornare subito. La curiosità di esplorare era troppo forte, il paesaggio era meraviglioso, ruscelli, scoiattoli, verde ovunque, acqua limpida, aria pura.

Il bosco è sì bello, ma anche pericoloso ed insidioso, è facile perdersi e fare brutti incontri. I 4 bambini, raccolta la legna necessaria, cominciarono a tornare indietro, per evitare di far preoccupare i loro genitori; senza sapere che lo fossero già. Uno strano fruscio tra i rami attirò l’attenzione dei bambini, andarono a vedere; comparì un enorme orso che stava cercando il miele in un nido di api.

Le urla di terrore dei bambini attirarono l’attenzione di Massimo che li stava cercando, ma per correre, presi dal panico i tre bambini più grandi si dimenticarono del loro fratellino più piccolo, quello di 6 anni. Il piccolo di 6 anni aveva in mano un barattolo di miele, cosa per cui provava una grande passione. Purtroppo, l’odore del miele attirò l’attenzione dell’orso; che spaventò a morte il piccolo e tentò di aggredirlo. Il piccolo di 6 anni non riusciva ad emettere un fiato, perché si trovava in un bosco, abbandonato dai suoi fratelli fuggiti dalla paura, dimenticato nel momento più pericoloso della sua tenera vita, trovarsi di fronte ad un orso con intenzioni molto pericolose per sottrargli il miele, la cosa che più amava. Il povero bambino di 6 anni rimase immobile sudando freddo, l’orso ringhiava ed era pronto a spalancare la bocca per far fuggire il povero bambino che invece di fuggire rimase immobile come se colpito da una doccia fredda. Il bambino non riuscì nemmeno ad emettere un fiato, se avesse almeno urlato lo avrebbero raggiunto lo zio ed il padre. I tre fratelli si accorsero molto tardi che mancasse il loro fratello più piccolo; perché talmente presi dal panico si accorsero solo quando stavano al sicuro che mancasse il loro fratellino. Cominciate le ricerche, nel frattempo il piccolo era faccia a faccia con l’orso che gli stava saltando addosso, il piccolo tentò di muoversi, ma si sentiva oramai spacciato, solo ed indifeso. L’orso colpì il bambino con una zampa e gli fece cadere il barattolo di miele, ma il colpo era molto forte ed il bambino cadde a terra, con l’orso che gli stava camminando sopra per raggiungere il barattolo di miele. Il piccolo si sentì morire a vedersi camminare sopra un orso. L’orso non calpestò il piccolo, ma certe volte la paura fa più male di quanto si possa pensare. Il piccolo rimase per terra come paralizzato, mentre l’orso stava leccando il barattolo di miele; nel frattempo arrivarono lo zio, il padre ed i fratelli.

Furono tutti colti dal panico a vedere l’orso ed il loro piccolo a terra che sembrava fosse senza vita. Sapendo dell’orso, lo zio Massimo aveva preso un fucile e sparò in aria per far fuggire l’orso; ma alla fine sparò all’orso e lo uccise.

Tutti pensavano che il piccolo fosse morto; ma si accorsero che il cuore batteva ancora. Così, messo il bambino al sicuro ed ucciso l’orso; tutti tornarono alla tenda, e rassicurare la madre e la zia. Il bambino si riprese, ma non riuscì mai a dimenticare ciò che gli fosse successo. Il bambino cominciò ad odiare il miele, con tutto che fosse la cosa che amasse di più, si trovò costretto ad odiare ciò che amava, perché se non avesse avuto in mano quel barattolo di miele l’orso lo avrebbe lasciato in pace, a parte in ogni caso lo spavento. Il bambino capì che da quel giorno la sua tenera vita non sarebbe più stata la stessa, si sentiva un male che non riusciva a comprendere, noi però lo sappiamo, ovvero la sua anima stava cominciando a morire.

Tornati in Italia, con il passare degli anni, crescendo il bambino si rese conto sempre di più di quanto odiasse il miele, cosa per cui andava pazzo, si trovò al punto da tremare solo a vedere un barattolo di miele, la sua passione era diventata il suo punto debole, proprio come i Sin Alma.

Difatti per quanto possano essere crudeli e spietati i Sin Alma hanno tutti un punto debole, possiamo ricordare il primo Sin Alma che abbiamo conosciuto, anche se non sapevamo ancora che lo fosse; ovvero il primo principe dei Sin Alma, Maurizio Belmonte, il primo divoratore di anime.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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