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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 29

DiPietro Sciandra

Ago 29, 2016

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Capitolo 29

Torniamo a Roma nel 2000; riprendendo “Il divoratore di anime”; il nostro uomo in questione era l’Uomo Cavallo. Questo ragazzo rimasto vedovo per la morte della moglie provocata dai calci subiti alla testa scalciati da un cavallo selvaggio.

Quindi, l’Uomo Cavallo voleva mostrare a tutto il mondo che il cavallo fosse simbolo di nobiltà, potenza, grazia di movimenti, velocità ma anche distruzione per i nemici.

In ogni caso, l’Uomo Cavallo combatteva sempre nella memoria della povera moglie.

Ora dobbiamo conoscere l’avversario dell’Uomo Cavallo, ovvero l’Uomo Bisonte.

Siamo a Roma nel 1992, una ricca famiglia romana; composta dai genitori ed un figlio di 11 anni. Il padre è un grande imprenditore, la madre è una avvocata.

La bella famiglia decise di affrontare un viaggio negli Stati Uniti, finita la scuola. Certo, gli Stati Uniti sono molto vasti, ed è molto difficile decidersi sui posti da visitare. I posti più incantevoli sono in Florida e in California. Difatti, molti sognano Miami, Orlando, Daytona Beach, ma anche Los Angeles, San Francisco e San Diego.

Stranamente, la famiglia decise di andare nello Wyoming. Difatti, il padre aveva un amico a Cheyenne. Così, la famiglia decise di recarsi nello Wyoming e poi, magari; da lì, attraversare lo Utah, passare in Nevada per visitare Las Vegas e poi arrivare in California. Il padre si chiama Rodolfo e la madre Anita; l’amico del padre era un fissato cowboy con la mania dei cavalli e dei rodei. Difatti, l’amico del padre si chiama Peter Wallace, ed aveva un ranch nel Wyoming.

Raggiunta Cheyenne, il figlio ed i suoi genitori rimasero molto meravigliati per il posto. Peter Wallace era molto simpatico, molto ricco ed aveva una moglie molto bella. Peter parlava molto bene l’italiano; perché lui e Rodolfo erano amici da 6 anni.

Dopo vari discorsi vaghi, le due famiglie si accorsero di avere in comune la passione per il gioco d’azzardo. A proposito, la moglie di Peter si chiama Nicole.

Peter e Nicole purtroppo non avevano figli, perché lei non poteva averli, ma si sposarono lo stesso e decisero di adottarli in seguito.

Passati due giorni, Peter decise di invitare i suoi ospiti ad un rodeo di bisonti; cosa non molto comune a noi europei. Difatti, i rodei sono conosciuti per i cavalli selvaggi od addirittura tori, ma bisonti no. Così, le due famiglie, quella di Rodolfo e di Peter si diressero a Laramie; sempre nel Wyoming, per assistere al rodeo di bisonti. Peter spiegò al figlio di Rodolfo che l’immagine del bisonte è il simbolo del Wyoming; tant’è vero che il bisonte compare sulla bandiera dello Stato del Wyoming. Pensate che i bisonti negli Stati Uniti erano un secondo popolo americano, perché erano presenti ben 60.000.000 di capi nel 1700.

Difatti nel 1830 ebbe inizio uno dei più grandi massacri effettuati dall’uomo nei confronti di una specie selvatica ma, purtroppo, non l’unico. Scopo della distruzione di massa del bisonte divenne soprattutto l’esigenza di sottrarre la principale fonte di vita alle popolazioni dei pellerossa. Esiziali per i bestioni della prateria furono le costruzioni delle prime ferrovie. Queste, che seguivano spesso le piste aperte dalle mandrie dei bisonti della prateria, vennero poi sfruttate per attirarvi clienti, con la promessa di poter uccidere bisonti sparando con i fucili e stando comodamente seduti sui sedili dei treni.

L’atmosfera del rodeo di bisonti era spasimante, la folla rumoreggiava, le urla d’entusiasmo regnavano ovunque, era anche una giornata molto secca e torrida; il gran caldo non impediva certo agli spettatori di urlare a squarciagola.

Il rodeo era molto lungo, erano molti gli iscritti; lo spettacolo era veramente molto apprezzato, anche dalla famiglia di Peter e di Rodolfo.

Nell’intervallo del rodeo, chi aveva il coraggio di salire su un bisonte per farsi una foto poteva farlo. Peter, l’amico di Rodolfo, non riuscì a resistere alla tentazione di salire su quel bestione. Si misero tutti vicini al bisonte con in groppa Peter, ovvero la moglie di Peter, Anita, Rodolfo e loro figlio. Il bisonte era un po’ nervoso, aveva fatto da poco il rodeo. Uno degli organizzatori del rodeo stava per scattare la foto, quando, arrivarono due bisonti che erano una coppia; controllati da un organizzatore del rodeo. Il bisonte sul quale stava Peter, cominciò ad agitarsi di brutto alla vista di quella femmina di bisonte, vicino al suo maschio. Il bisonte su cui giaceva Peter era pronto per battersi; all’improvviso con uno scatto smontò Peter ed attaccò quel bisonte. Scoppiò un vero caos; l’altro bisonte gli andò incontro e nella sfuriata rimase travolta la povera Anita, che fu incornata e calpestata ripetutamente dai due bisonti. Le urla di panico erano agghiaccianti, Rodolfo non riuscì nemmeno a rendersi conto di cosa succedeva, Peter era rimasto per terra e si stava rialzando, Nicole tentò di aiutare Anita, ma quest’ultima sembrava non reagire. Il povero figlio di Anita non riuscì a rendersi bene conto di ciò che succedeva, ma oltretutto, si sentì gelare il sangue e bloccare il cervello. Il bambino di 11 anni non si riuscì a muovere; sembrava essere diventato di ghiaccio. Il cuore aumentò così tanto i battiti che sembrava essere destinato a scoppiare. Il bambino svenne alla vista di quel disastro e alla morte della madre davanti i suoi occhi. I due bisonti continuavano a battersi per la femmina, senza alcuna sosta. La povera Anita era stata così gravemente ferita che non riuscì a farcela, sia per le incornate in pieno petto che per i ripetuti calpestamenti da parte dei due bisonti.

Gli organizzatori non riuscivano a fermare i due bisonti che erano diventati così agguerriti che erano pronti a battersi fino alla morte. In tempo reale, un organizzatore del rodeo prese un fucile e sparò ai due bisonti, uno fu colpito e morì poco dopo, l’altro rimase ferito e preso dalla rabbia tentò di scappare e si indirizzò verso il povero figlio di Anita, il bisonte ferito stava per caricare a morte il povero bambino, rimasto impietrito in tutto quel caos, oramai la morte della madre l’aveva vista, si sentiva la prossima vittima; il bisonte gli stava ad un passo, il bambino si credeva oramai morto, ma uno sparo interruppe la carica del bisonte ferito. Il figlio di Anita era salvo per miracolo. Morto anche il secondo bisonte, Rodolfo andò incontro a suo figlio, subito dopo Peter e Nicole.

Rodolfo disse al figlio:

Senti, figliolo, tua madre non ce l’ha fatta; non riesco a dire niente!”

Detto questo tra le lacrime il figlio rispose:

Senti, papà! Io non so cosa fare, mi sento i brividi, mamma è morta travolta da due bisonti; potevo morire anch’io, voglio andare via da qui, odierò i bisonti per tutta la vita!”

Il tempo materiale, Rodolfo decise stranamente di celebrare il funerale della moglie a Cheyenne e non in Italia, perché al pensiero di averla al cimitero così vicina lo faceva star male.

Così. Rodolfo pensò che la soluzione migliore per ammortizzare la sofferenza sarebbe stata quella di seppellire la moglie negli U.S.A.

Il bambino non riuscì a trovare parole di conforto, sembrava solo voler giurare vendetta senza sapere con chi prendersela.

Rodolfo tentò di stare il più possibile vicino al figlio. Nel dolore e nella disperazione Rodolfo e suo figlio tornarono in Italia. Il bambino non sapeva più dove si trovasse, non capiva più l’affetto dei suoi parenti, voleva solo restare da solo per sempre. Rodolfo tentò in ogni modo di rallegrare la vita del povero figlio, ma sembrava inutile. Il bambino sentiva solo un grande odio per i bisonti ed al tempo stesso una forte paura. Il bambino temeva i bisonti anche solo a vederli in fotografia od in televisione. Purtroppo il bambino subì una mutazione psichica e il forte panico alla vista dell’immagine di un bisonte gli procurava disturbi psichici e la perdita del controllo e della ragione e anche crisi di panico con forti urla.

Il povero Rodolfo che non sapeva più cosa fare, tentò di portare il figlio dai migliori medici, ma non servì a nulla, anche perché era una vera impresa portarcelo con la forza; sembrava che il bambino non volesse nemmeno provare a migliorare; e come ho già detto non c’è peggior malato di quello che non vuole guarire. Rodolfo disperato e cominciandosi a crearsi dei sensi di colpa, rimasto solo, con un figlio impazzito, senza riuscire a migliorargli la situazione, un giorno, preso da un forte senso di colpa e di disperazione, Rodolfo con uno scatto incondizionato decise di buttarsi dal 6° piano. La cosa ancora più tragica era che quando Rodolfo si gettò dal balcone il figlio stava davanti a lui.

Rodolfo è un caso di Sin Alma, con tutto che non abbia fatto male a nessuno.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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