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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 26

DiPietro Sciandra

Ago 29, 2016

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IL DIVORATORE DI ANIME

Capitolo 26

Ognuno di noi ha il suo equilibrio tra vino ed aceto; però su molti di noi a volte prevale l’uno o l’altro. Invece chi ha di media l’equilibrio, non si può distinguere dagli altri, perché non è né troppo di uno, né troppo dell’altro. Quindi, non è solo l’indifferenza a renderci tutti uguali; ma l’idea di rientrare tutti nella media ci rende tutti uguali. Per questo siamo tutti considerati uguali, anche se non lo siamo; la vera uguaglianza deve essere solo davanti alla legge, ed avere tutti gli stessi diritti; appunto perché non siamo tutti uguali. L’uguaglianza deve essere solo di dare a tutti le stesse possibilità.

Tornando alla storia del povero ragazzo; è da chiedersi se lui abbia ancora del vino dentro di sé; bisogna riuscire a ristabilirgli l’equilibrio. Certo, più vino esce dalla damigiana per colpa dell’aceto versato che ha preso il posto del vino, e più sarà difficile ristabilire l’equilibrio. Solo l’aiuto della santa fede può aiutare a ristabilire l’equilibrio; perché Dio è il vino divino; il gioco di parole non è casuale.

Bisogna tener conto di una grande cosa; ovvero se una persona sta male; prende delle medicine e guarisce; non conta che ci creda o no. Invece, per i mali dell’anima non c’è una vera e propria cura; solo se credi in Dio puoi salvare la tua anima; perché l’intervento non è sul corpo che diventa parte passiva di noi. Anche l’anima potrebbe diventare parte passiva, eccome, ma non bisogna dimenticare che Dio è il massimo della libertà; con Dio nulla è per forza. Dio ha il potere di liberare ognuno di noi; ma come dicevo prima, bisogna crederci in Dio per accettare i suoi poteri. In alcuni casi, credere diventa un potere; perché se io credo in Dio, posso credere in Dio. Chi non crede è semplicemente svantaggiato in questa circostanza. Quindi, l’unico modo per salvare la propria anima, in qualunque circostanza, con qualunque male dell’anima; solo l’intervento divino può aiutarci. Chi non crede in Dio, ed oltretutto, subisce una mutazione psichica e fisica, è dannato per sempre, perché non solo lui accetta il suo male; ma si allontana di più da Dio e per questo è maledetto a soffrire di più e per sempre. Da non dimenticare, che la dannazione dell’anima, non è solo da vivi; ma continua anche dopo la morte fisica del corpo. Il peggior malato è quello che non vuole curarsi. Per questo la chiesa perdona i nostri peccati, a condizione che noi siamo fedeli alla parola del Signore. Conta la fede nella chiesa e non ciò che commettiamo (entro certi limiti).

Il popolo cristiano ha il privilegio di redimersi con la fede. Cosa non valida in altre religioni, soprattutto in quelle orientali; che sono filosofie e stili di vita. Da ricordare che le religioni riconosciute al mondo siano 22.

Il cristianesimo ti permette di salvare la tua anima dalla dannazione eterna, perché dobbiamo ricordarci che la vita eterna non è data sul corpo, ma sullo spirito, seguire Dio è l’unico modo per rendere il proprio spirito immortale. Per questo per un cristiano la cosa peggiore che possa fare sia di non credere, perché rinnega le proprie origini, come se non fosse mai stato battezzato nel nome di Dio. Il cammino spirituale verso la santa fede non è facile per nessuno al mondo. Non bisogna pensare che chi crede in Dio, rimanga sempre costante con la fede. Ad ognuno di noi può capitare di credere poco, non credere per niente, invece certe volte ci crediamo talmente tanto senza capire il motivo.

La fede non è mai costante, l’importante è che sia presente, non conta la quantità, perché percorrendo il cammino spirituale; prima o poi ci si renderà conto da soli di ciò che si sta per fare e ciò in cui crediamo. Il mistero della fede è difficile per tutti. L’amore di Dio è la cosa più bella per un cristiano. Quindi, non dobbiamo sentirci in colpa se abbiamo dei periodi in cui crediamo poco o per niente; perché in ogni caso, in un modo o nell’altro; ci riferiamo sempre a Dio, questo è ciò che conta. Arriverà il giorno in cui crederemo di più e saremo andati pari.

Tornando al nostro personaggio tanto tormentato, che ha perso la moglie per salvare la vita ad un cavallo; non sa più chi sia, o cosa sia, lui si ritiene in ogni caso un mostro. Il problema per lui è sapere se sia possibile controllare la sua nuova identità, qualunque sia. Non sapendo da chi rivolgersi, per essere capito ed aiutato, la sua unica maniera di affrontare la situazione poteva essere solo di incontrare persone che avessero problemi simili ai suoi o peggiori dei suoi.

Infatti, è l’anno 2000, il ragazzo ogni tanto pensa al 1997 a quando morì la moglie ed al suo tragico rientro in Italia come vedovo. Quel giorno potrebbe sembrare lontano, ma per lui quel giorno è sempre presente come se lo rivivesse ogni singolo giorno. Il tempo non ha alcuna importanza, a volte, perché quando per tutta la vita ti porti dietro il rimorso, vivere diventa peggio della morte. Il ragazzo pensò in questi tre anni di suicidarsi, perché capì che non sarebbe servito a nulla continuare a vivere. Nulla gli avrebbe potuto risolvere la situazione. Solo Dio può rigenerare un’anima morta. Può sembrare molto strana come cosa, ma vi assicuro, che Dio nel suo potere infinito possa essere in grado di resuscitare l’anima di una persona. Non ci credete?

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Dir. artistica Emanuela Petroni
Salve, posso esserti utile ?