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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 25

DiPietro Sciandra

Ago 27, 2016

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przewalski

Capitolo 25

Ora inizia il combattimento tra Terrore e Uomo Aquila…

In una stanza della casa abbandonata si affrontano i due temibili avversari che speriamo di non incontrare mai!

Terrore comincia ad attaccare, Uomo Aquila si difende e si studiano entrambi; Terrore afferra l’avversario e comincia a morderlo, Uomo Aquila soccombe e non riesce a liberarsi. Terrore continua ad attaccare con dei calci e scaraventa l’avversario per terra. Uomo Aquila è in difficoltà, ma si riprende e tenta di attaccare con la “picchiata dell’aquila”, ovvero, salendo su una postazione che può essere ad esempio un tavolo, Uomo Aquila si lancia addosso al suo avversario come l’aquila sulla sua preda. Dopo, Uomo Aquila usa le sue mani come artigli ed afferra e graffia il malcapitato. L’incontro selvaggio più che mai continua, ed i due nemici non si fanno certo i complimenti a risparmiare i colpi più devastanti. Terrore colpisce con delle ginocchiate e gomitate, Uomo Aquila afferra Terrore e lo prende a testate. I due nemici si scambiano calci e prese senza alcuna pietà. Arrivati allo stremo delle forze, nessuno dei due vuole comunque cedere. Sono entrambi feriti, ma all’improvviso, Uomo Aquila afferra Terrore e lo lancia contro il muro. Terrore crolla a terra e non accenna a rialzarsi. Uomo Aquila è il vincitore!

Ora passiamo a conoscere un altro partecipante del torneo di combattimento più selvaggio del mondo, in cui partecipano esseri che sono tutto fuorché umani. Il prossimo personaggio è Uomo Cavallo…

Siamo a Roma nel 1997, un uomo di 32 anni; appassionato di cavalli, ha un cavallo nero di nome Tifone. Questo tizio è così appassionato di cavalli da parlarne sempre comunque e con chiunque. I cavalli per questo tizio sono la cosa più bella del mondo ed a cui tiene di più; perché ama i cavalli come fossero dèi. Difatti questo tipo si sentiva un vero centauro; lui e Tifone sembravano una cosa sola. Quest’uomo non si sentiva più un fantino, si credeva parte integrante del cavallo, come appunto il centauro. Questo tizio aveva cavalcato molti cavalli, di varie razze tra cui l’Andaluso, il Lusitano, il KONIK. Per quest’uomo i cavalli erano una ragione di vita, amare un animale così bello e così nobile era per lui un piccolo ringraziamento per tutto ciò che ha fatto il cavallo nella storia dell’uomo.

Difatti, ogni re, ogni guerriero, ogni cavaliere, non sarebbe mai stato così importante senza un cavallo. Il cavallo non è solo un animale utile da usare come mezzo di mozione, o da carico, o da traino, o per i non amanti dei cavalli come cibo. Il cavallo è una vera e propria immagine di nobiltà, innanzitutto il portamento, basta vedere qualche sfilata; oppure delle gare di dressage, in ogni caso il cavallo è sempre considerato protagonista. Difatti il cavallo è un protagonista che diventa un compagno di squadra per il fantino, e non un mezzo affascinante come un pilota con la sua macchina. Il cavallo ha veramente tutto, se potesse veramente parlare; sarebbe un essere perfetto. Difatti il cavallo ha un suo carattere ed i suoi sentimenti.

Difatti, il cavallo fa sempre scena quando è presente; pensate ad un cowboy solitario dei film western che si avvicina verso di noi, non sarebbe la stessa cosa se fosse a piedi. Quindi, il cavallo non è solo un mezzo di comodità.

Ora pensate a tante ragazze a cavallo, è inevitabile notare il colore del cavallo, che diventa un segno di distinzione per chi lo cavalca. Io stesso guarderei la ragazza sul cavallo nero, e potrei scoprire che è la ragazza meno bella; quindi la ragazza passa in secondo piano.

Tornando alla storia del nostro uomo, che ama molto viaggiare per conoscere e cavalcare cavalli sempre nuovi.

Quest’uomo decise di partire per la Polonia, questa volta è un viaggio di nozze. Difatti, la moglie si chiama Laura ed ha 33 anni.

Gli sposi partirono per la Polonia, visitarono Varsavia, Ostroda e Stawiski. Lo sposo ne approfittò comunque per conoscere altri cavalli, per unire il viaggio di nozze alla sua grande passione. Così, dopo aver visitato un po’ la Polonia ed aver fatto felice la moglie, la coppia di sposi si diresse alla tenuta di Popielno in Masuria. La Masuria, come le steppe della Russia, è famosa per gli esemplari di Tarpan. Il Tarpan è una razza di cavalli. Il Tarpan in tempi remoti viveva nelle steppe dell’Europa sud orientale e nelle foreste della Polonia. La razza fu salvata grazie all’intervento di alcuni appassionati zoologi, che con l’appoggio del governo tedesco, riuscirono a “ricostruirla”, impiegando soggetti di razze locali aventi caratteristiche molto simili al Tarpan originario (in particolare i ponies HUZUL e KONIK). Oggi il Tarpan è allevato sia in scuderia sia allo stato brado, soprattutto a Popielno, in Masuria. (Per questo motivo lo sposo decise di andare a Popielno, perché per lui ogni cavallo da conoscere è una sfida).

Il Tarpan è il capostipite di numerose razze europee e appartiene alla “terra primitiva” che ha dato origine alla moderna popolazione equina (cavallo della foresta, cavallo di Przewalskij e Tarpan).

La scheda del Tarpan è la seguente:

TIPO:mesomorfo (grandezza media)

ORIGINE:Polonia e Russia

AREA DI DIFFUSIONE:Polonia e Russia

MANTELLO:sorcino, isabella, falbo

IMPIEGO:vive allo stato brado e semi brado

CARATTERE:indipendente, coraggioso, poco trattabile, tenace.

Ciò è piuttosto improbabile che nel corso della sua storia il Tarpan selvaggio sia stato impiegato, anche solo parzialmente dall’uomo.

Numerose sono le testimonianze di scrittori, studiosi ed appassionati di cavalli, che lo descrivono come un soggetto indomito e sospettoso, decisamente selvaggio.

L’ingegnere francese Guillaume Levasseur de Beauplan (XVII secolo) che visse a lungo in Polonia, scrisse:

Non è possibile domare il cavallo selvaggio polacco. Si può solo cibarsene, in quanto qui la carne di cavallo è venduta come quella di manzo o montone”.

Attualmente nella tenuta di Popielno sono in brado, ospitato in scuderie. I cavalli allevati in scuderia vengono regolarmente utilizzati dai contadini per i lavori di campagna. Sono ottimi lavoratori con straordinaria resistenza. Idonei inoltre per essere montati, possono essere usati anche dai bambini. Interessanti sono i prodotti noti da incroci con il pony Shetland, l’Arabo e il Puro Sangue Inglese.

Tutta questa descrizione per darvi idea di che tipo di cavallo sia il Tarpan, difatti, lo sposo sapendo di questo cavallo, prese la notizia come una sfida; perché per lui più il cavallo è difficile da domare e più sa che dovrà impegnarsi.

Così, lo sposo un giorno decise di fare una passeggiata con la moglie; ed andarono insieme alla tenuta di Popielno per cavalcare insieme.

La giornata non era delle migliori, ma il tempo era quasi accettabile, anche se il cielo era un po’ nuvoloso. Esplorata la tenuta di Popielno, e fatta la giusta amicizia con il proprietario ed i suoi collaboratori, gli sposi decisero di cavalcare insieme. Il tempo di prepararsi e di scegliere il cavallo. La moglie del nostro protagonista non ebbe difficoltà a scegliere il suo cavallo, ma il marito decise di cavalcare il cavallo più tenace della tenuta. Malgrado le insistenti sollecitazioni del proprietario della tenuta, lo sposo decise lo stesso di cavalcare quel cavallo temuto da tutti come una furia scatenata, tant’è vero che il proprietario voleva farlo abbattere; ma lo sposo fece una scommessa con il proprietario:

Se io riuscirò a cavalcare questo cavallo, senza farmi male, voi non dovrete abbatterlo! Io amo i cavalli più di qualunque cosa, a parte mia moglie, e sono pronto a rischiare la mia vita per salvare un cavallo! Quindi dovete promettermi che se io riuscirò ad arrivare all’ingresso della tenuta ed a tornare qui senza cadere una volta, voi non lo ucciderete!”

D’accordo, promesso!” disse il proprietario.

Così, al via, lo sposo salì in groppa all’indomabile animale e si lanciò in una tempestosa cavalcata al pelo; e già, perché il cavallo è così indomabile che non si faceva nemmeno montare la sella. Lo sposo fece l’andata con una furia da sembrare un proiettile. Nel ritorno ci fu qualche problema. Per un vero miracolo non cadde da cavallo, era una vera e propria sfida con il cavallo selvaggio (appunto in russo Tarpan). Lo sposo stava per portare a termine una cavalcata storica, il sogno di ognuno della tenuta era di cavalcare quel cavallo; ma nessuno osò tanto per la paura. Lo sposo sembrava portare a termine il suo grande trionfo per il doppio successo; ovvero essere stato l’unico a cavalcare quel cavallo in tutta la storia della tenuta; e con il suo enorme coraggio avrebbe salvato la vita a quel cavallo da un proiettile in fronte. Questo è sempre stato il sogno dello sposo essere un eroe, e salvare la vita a ciò che amasse di più, per lui era il massimo onore. Purtroppo lo sposo in retta d’arrivo perse il controllo del cavallo, la moglie che lo aspettava come un eroe, all’arrivo fu scalcinata con violenza alla testa e crollò al suolo. L’atto fu fulmineo e secco da sembrare invisibile talmente la velocità dei calci sferrati dal Tarpan.

Il tempo di capire cosa fosse successo, quando si resero conto, i collaboratori ed il marito di ciò che fosse successo si scatenò il panico. Laura non reagiva, sembrava essere entrata in coma. Il tempo di portarla in ospedale e di dare il tempo ai medici di rendersi conto della situazione. Passato il tempo necessario, un dottore disse allo sposo:

Signore, mi rincresce e mi dispiace molto per l’incidente accaduto! Sua moglie ha subito un trauma cranico violentissimo! Il colpo subito alla testa è stato troppo forte! Sua moglie è deceduta 5 minuti fa! Purtroppo non c’è stato nulla da fare!”

Lo sposo:

Non posso crederci! Tutto ciò per colpa mia! Proprio un cavallo ha ucciso mia moglie! Per salvare la vita ad un cavallo è morta mia moglie! Come ho potuto fare una cosa del genere!? Sono un mostro! Io ho dedicato la mia anima ai cavalli con la massima dedizione; cosa ho avuto in cambio? La mia anima è morta!! Nessun cavallo avrà mai più le mie attenzioni! Mi vendicherò!! Non ho più alcun motivo per vivere, perché tutti i cavalli del mondo non possono valere più di mia moglie! Forse mi suiciderò! Non posso vivere così! Il mio corpo senza anima non mi serve più!”

Detto questo, lo sposo si recò alla tenuta di Popielno guidando in modo frenetico come se stesse in macchina con la grinta di stare in sella. Tutti i collaboratori della tenuta non fecero nemmeno in tempo a chiedere allo sposo le condizioni della signora Laura, lo sposo prese un fucile e si diresse verso il cavallo e gli sparò. Nessuno poté mai capire cosa fosse successo al povero vedovo. Sparato al cavallo, lo sposo disse:

La morte è solo il principio! Il bisogno della morte è essenziale per rigenerarsi! Io da ora in poi odierò a morte tutti i cavalli, colpevoli della morte di mia moglie! L’immagine del cavallo per me è simbolo di terrore, panico e sofferenza, non riuscirò mai più a montare in sella; perché ogni volta penserò che mia moglie sia morta per colpa mia, per una stupida sfida! Per salvare la vita a questo cavallo! Non pensavo di provare un così tale piacere ad uccidere un cavallo!”

Sono passati tre anni da quella tragedia, il ragazzo rimasto vedovo, non riusciva più a stare vicino ad un cavallo, ma le occasioni non gli mancavano; già perché con tutto che lui evitasse di incontrare cavalli, i cavalli gli si presentavano in ogni occasione, sia in televisione; sia i suoi amici che gli parlavano delle belle giornate trascorse in sella. Il ragazzo cominciò ad odiare tutti i suoi amici e finì col restare da solo. Nessuno lo considerava più, perché lui era ritenuto un bravo fantino, ma non potevano sapere che il valoroso cavaliere non avrebbe mai più cavalcato.

La cosa più terribile successe dopo, il ragazzo subì una mutazione psichica, aveva una grande paura dei cavalli, la paura prese possesso di lui, ma non poteva tornare a cavalcare; non riuscì a sconfiggere la paura. Difatti, il ragazzo cominciava a sentirsi come un cavallo, gli piacevano stranamente le carote, per cui non andava pazzo. Un giorno gli capitò una strana cosa. Difatti, un delinquente tentò di assalirlo e derubarlo, lui si difese in strano modo; infatti con uno scatto quasi da felino, colpì scalciando il tizio malcapitato. Quella violenza del tentato furto, ricordò al povero vedovo la morte della moglie, di conseguenza l’impatto visivo violento della morte, in quel momento per lui il tempo si era fermato; ed ogni volta che si fosse presentata una situazione di violenza lui avrebbe reagito con la violenza di un cavallo. Il delinquente rimase intontito a terra ed il vedovo scappò, non per paura di ciò che avesse fatto; ma perché non capì del perché l’avesse fatto, la paura di non capire gli divorava l’anima.

Il ragazzo non seppe che fare, si rese conto di non essere più come gli altri; anche perché, lui non aveva deciso di agire in quel modo; gli era scattato un movimento difensivo ed istintivo, condizionato dal bisogno di difendersi.

Oramai, la vita del povero ragazzo era mutata e sconvolta totalmente; così, gli capitò una cosa molto strana, ovvero tornò alla fattoria dove c’era il suo adorato Tifone. Il ragazzo non ebbe paura del cavallo, ma lo guardava con aria di sfida, non più da essere umano. Difatti il ragazzo si sentiva simile al cavallo e non amico del cavallo.

Così, il ragazzo considerava i cavalli suoi simili; ma non alla pari, lui si sentiva il sovrano dei cavalli. Per il ragazzo i cavalli erano diventati sudditi da comandare, tuttavia, lui non smise di amarli; anche se ora fosse diventata un’altra cosa. Già, perché con tutto che lui ora considerasse i cavalli come nemici da comandare e non più amici da amare; lui si rese conto che in fondo si fosse trovato costretto a comandare i cavalli con odio, non perché volesse odiarli; ma perché era l’unico modo per continuare a stare in presenza dei cavalli senza affetto ed attaccamento morboso.

Difatti, dopo la morte della moglie, non poteva vedere più i cavalli come prima. Il ragazzo sentiva dentro di sé una grande forza diabolica ed un grande desiderio di violenza, alla vista di un cavallo. Ogni volta che gli si ripresentasse questa circostanza, il ragazzo perdeva il controllo e sarebbe potuto diventare così pericoloso, da essere addirittura in grado di uccidere chiunque. L’immagine del cavallo era diventata per il ragazzo, non più simbolo di nobiltà, di stima, di eleganza, di graziato portamento, di immagine spettacolare; ma era diventata simbolo di dominio, di violenza, di vendetta, di terrore, di disperazione, e di vuoto interiore, che fu riempito con la forza dall’immagine ossessiva del cavallo. Per rifarci all’idea della damigiana di vino, è uscito tanto vino dalla damigiana, ed è entrato con la forza l’aceto che ha sconvolto tutto. La domanda da porci è:il ragazzo può avere dentro di sé ancora del vino; in fondo alla damigiana? Io penso di si, anche perché ognuno di noi genericamente ha un equilibrio dentro di sé tra vino ed aceto in eguale quantità.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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