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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 24

DiPietro Sciandra

Ago 27, 2016

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Capitolo 24

Ora dobbiamo conoscere l’avversario di Terrore, che è Uomo Aquila…

Siamo a Roma nel 1994, una bella famiglia, composta dai genitori, un maschio di 12 anni ed un altro maschio di 5 anni vive in armonia e prosperità.

Il bambino di 12 anni era molto legato al fratello, anche se qualche problema non mancava mai. Il maschio di 12 anni era molto vivace e il bambino di 5 anni era molto più tranquillo.

I genitori non sempre erano in grado di governare sul figlio più grande, difatti il maschio di 12 anni era un vero ribelle. Con tutto ciò, si volevano comunque tutti molto bene. Il padre di questi fanciulli viaggiava molto spesso per ragioni di lavoro, una volta gli capitò un’occasione di andare in Turchia; sempre per lavoro. Siccome l’occasione di andare in Turchia si presentò a metà giugno, essendo le scuole chiuse, lui decise di portarsi dietro tutta la sua famiglia. Questo bravo padre decise di regalare qualsiasi cosa ai loro figli gli avessero chiesto. Il figlio più grande gli chiese un gattino e quello più piccolo un coniglietto, che aveva visto ai suoi zii e gli piaceva molto. Il bambino più piccolo si legò molto al coniglietto nero che gli aveva regalato il padre e se lo portava in giro ogni volta che usciva coi suoi genitori. Il padre disse al suo figlio più piccolo di nome Fabio, di chiamare il coniglietto Chico, perché era piccolo e tenero come lui. Fabio e Chico diventarono praticamente inseparabili. Invece il nome del gattino era Lucifero, giusto per andare sul simpatico.

Fatti i preparativi per la partenza, la bella famiglia si imbarcò per affrontare la crociera per raggiungere la Turchia. Dopo il lungo viaggio in nave, raggiunta la Turchia; la famiglia si spostava per la Turchia con l’auto con cui si era imbarcata. La famiglia visitò Antalya, Konya e Tarsus. I posti meravigliosi, e l’incantevole paesaggio che offre la Turchia è qualcosa di spettacolare.

Attraversando i monti di Malatya, per raggiungere Ankara; città in cui aveva appuntamento il padre per ragioni di lavoro; la famiglia decise di visitare meglio le montagne e di riposarsi un po’. Attraversando i monti, scelto un posto tranquillo per un po’ di ristoro; i due bambini decisero di giocare un po’.

Fabio aveva portato con sé per tutto il viaggio il coniglietto Chico, anche il fratello si affezionò al coniglietto, sembrava quasi un membro della famiglia.

Giocando a rincorrersi, i due bambini si allontanarono dai genitori, i genitori distratti non si accorsero che i figli si erano allontanati ed appena resisi conto andarono a cercare i figli. Nel frattempo, i due bambini stavano giocando beati e felici, quando, all’improvviso nel cielo comparì sempre più vicina un’aquila. L’aquila continuava a grande velocità a buttarsi in picchiata in direzione del piccolo Fabio. Proprio così, perché l’aquila fu attirata con la sua vista infallibile dal piccolo coniglietto che aveva tra le braccia il piccolo Fabio. La catastrofe era vicina. Difatti l’aquila inarrestabile attaccò il povero Fabio beccandolo e graffiandolo con i terribili artigli. Il fratello di Fabio appena capì la situazione rimase pietrificato; perché non sapeva proprio come difendere il fratellino dalla terribile aquila. Il povero Fabio rimase gravemente ferito, arrivarono nel frattempo i genitori; ma quando i genitori videro l’aquila il panico li lasciò senza fiato. Il padre tentò di correre verso l’aquila per salvare il figlio, ma quest’ultimo stava morendo dissanguato per le troppe ferite, considerati i continui attacchi sferrati dall’aquila. Il povero bambino provò a scappare, ma inciampando, batté la testa contro un masso e morì. Le urla ed il dolore si sparsero per i monti di Malatya. Il fratello di Fabio non parlò per giorni dopo l’accaduto; i genitori pensarono che fosse diventato muto per il forte spavento.

La povera famiglia, non riuscì mai a riprendersi dalla tragica morte del piccolo Fabio. Naturalmente, l’appuntamento ad Ankara saltò.

Tornando in Italia, il viaggio sembrava interminabile; il dolore stava logorando i poveri genitori che non riuscivano a darsi pace. Quello che preoccupava di più durante il funerale di Fabio a Roma, era il fratello di Fabio che non parlava da giorni. I genitori si trovarono costretti a portare il loro figlio da un medico, ma non servì a nulla. Il fratello di Fabio non voleva nemmeno andare a scuola, perché non poteva parlare con nessuno. Continuando a trascorrere i giorni, il fratello di Fabio continuava a non parlare. I genitori erano all’apice della disperazione e non sapevano di chi fosse stata la colpa dei due; anche se non avesse più importanza.

Purtroppo, dopo il funerale ed i continui litigi i genitori divorziarono. Il fratello del povero Fabio oramai era considerato muto a tutti gli effetti, anche se il medico disse che non essendoci danni alle corde vocali avrebbe potuto riparlare se lo avesse voluto. Il bambino continuava a soffrire sempre più, perché aveva perso per sempre il fratellino, e la separazione dei genitori non la capì più di tanto talmente era afflitto. Tanti dolori tutti insieme, molti dolori diventano indifferenti.

Sono passati due anni dalla tragedia, il bambino che ora ha 14 anni è ancora muto. Il ragazzo che ora ha 14 anni si deve dividere le giornate tra quelle con la madre e quelle con il padre.

Il ragazzo che stava sempre da solo e non voleva mai vedere nessuno, si chiuse sempre di più dentro di sé. I rapporti tra i due genitori erano sempre pessimi, con tutto che si vedevano una volta ogni due settimane.

Il ragazzo di 14 anni ricominciò ad appartenere al mondo sociale, solo riprendendo a vedere la televisione. Cambiando canale per cercare i cartoni animati, il ragazzo fu incuriosito da un documentario. Seguendo il documentario sugli animali, che poi si concentrò su un servizio sulle aquile reali. Il ragazzo si sentì gelare il sangue, i muscoli contrarre e subì una mutazione psichica. Il ragazzo ad un tratto parlò e disse:

Aquila!”

Subito dopo scoppiò a piangere in un impeto di aggressività, mandando per aria tutto ciò che avesse davanti. Il ragazzo continuò a parlare dicendo:

Io distruggerò tutto ciò che mi sarà contro! Mio fratello è morto per colpa di una aquila, io distruggerò tutto con l’immagine dell’aquila! Non ho potuto salvare mio fratello per la mancanza di coraggio; l’aquila che rappresenta la mia distruzione lo sarà anche per gli altri! Userò l’immagine dell’aquila per spargere terrore e salvare tutte le persone in difficoltà non avendo potuto salvare mio fratello quando avrei dovuto!”

Al ragazzo morì l’anima, perché non era più umano e con il passare degli anni, le aquile cominciava a considerarle suoi simili. Non solo, la sua stanza era piena di immagini di aquile, sia di foto che di aquile di cristallo e di argento. Il male prese possesso del povero ragazzo, difatti, da prima le aquile gli trasmettevano terrore e gelo del sangue, creandogli blocchi cerebrali per alcuni secondi. Il tempo si fermava all’immagine di un’aquila per il ragazzo, perché ogni volta pensava al panico ed alla morte del fratello. Il ragazzo con il passare degli anni era diventato un difensore dei deboli e degli oppressi. Arrivato all’età di 16 anni, il ragazzo pensò dentro di sé e disse:

Chi mi fa fare tutto questo? Io ho perso mio fratello e devo aiutare chi non c’entra nulla? Quando ho avuto bisogno di aiuto non c’era nessuno; perché devo rischiare di essere malmenato per difendere gente che nemmeno conosco? Se ci fosse stato qualcuno, sarebbe scappato vedendo un’aquila, mio fratello sarebbe morto lo stesso!

Allora, metterò la mia forza al servizio del male! Comanderò io e cambierò le cose con le buone o con le cattive! L’immagine dell’aquila sarà simbolo di sovranità assoluta, sarò io il re del mondo!”

Detto questo, trovato un costume che ricordasse un’aquila, il ragazzo disse:

Io da ora in poi mi chiamo Uomo Aquila! Cercherò qualcuno che mi aiuti a comandare con la forza! Io sono il re Aquila, ed ho bisogno dei miei sudditi! Imponendo il mio dominio con lo spirito dell’aquila distruggerò tutto ciò che non mi starà bene! L’aquila non è il simbolo della libertà come dicono gli americani, ma è il simbolo della sovranità assoluta! La sovranità reale!”

Detto questo, Uomo Aquila di notte andava in giro mascherato da aquila in cerca di qualche pazzo che gli diede retta e lo seguisse al suo folle progetto.

Così, con il passare del tempo, Uomo Aquila si creò un gruppo di seguaci che lo aiutarono a fare opere di distruzione e di panico.

Sono passati 4 anni, è il 2000, Uomo Aquila dopo aver saputo del torneo, decise di partecipare e di dimostrare il suo dominio ovunque vada, mostrando il suo stile di combattimento con l’eleganza ed il portamento di un’aquila reale.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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