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Capitolo 173
Sono passati tre anni ed i tre del sacro tridente non sono riusciti a venire a capo dell’organizzazione né sapere chi sia il capo. Il commissario Emiliano De Luca non sa più chi cercare e spera che si faccia vivo sotto qualche strana sembianza questo tale “divoratore di anime”.
Intanto i Sin Alma di Riccardo Croce diffondono il terrore a Roma con scorribande e rapine. Riccardo Croce aveva insegnato ai suoi adepti, ovvero i Sin Alma a far soffrire gli altri più di quanto soffrano loro perché solo così si sarebbero sentiti meglio a combattere il loro stato d’animo. Piuttosto egoisti, vero?
I tre del sacro tridente avevano un indizio molto ma molto importante, ovvero il “divoratore di anime” teme l’oro. Molto probabilmente il nuovo “divoratore” è il discendente di Maurizio Belmonte. Riccardo Croce questo non lo sa, e non sa nemmeno la storia della marchesa Ducati e del barone Ferrari.
Trascorsi questi lunghi tre anni dal consolidamento del potere di Riccardo e l’unione dei tre del sacro tridente, ora noi sappiamo chi si dovrà affrontare; anche se i guai totali non sono che all’inizio. La distruzione del mondo ed il capovolgimento delle forme di vita potrebbero avere luogo. Tutto ciò significa che le vite “sbagliate” potrebbero prendere il sopravvento su quelle veramente giuste e se ciò dovesse accadere significherebbe che Dio non esiste per davvero e non come lo diciamo in un momento di sconforto o profonda frustrazione. Le forze del bene contro quelle del male in una resa dei conti senza eguali…
Il commissario Emiliano De Luca ricorda di aver parlato con una ragazza che stava per essere violentata dal fidanzato ma venne salvata da uno strano tipo. La cosa ancora più curiosa era che quel tizio si muovesse come un cane. Il commissario sa chi cercare o cosa cercare. Il commissario sa che una belva umana è in giro per Roma, anche se a volte aggredisce la gente per difendere qualcuno, il commissario non può accettare che si sconfigga la violenza con la violenza nella sua città. Il commissario ha degli indizi e sa di avere a che fare con un mostro; forse proprio quello dei suoi incubi.
La chiave per aprire la porta verso il Divoratore è data dai suoi seguaci. Quindi Matteo De Angelis dovrebbe fare da esca. Ovvero; Matteo dovrebbe mascherarsi e infiltrarsi nell’organizzazione.
Con le dovute precauzioni, munendosi di microfoni nascosti e di un costume da giaguaro; Matteo De Angelis va in giro di notte per Roma sperando che qualche uomo mascherato lo noti e lo porti al loro covo. Matteo vede avvicinarsi due strane sagome; una sembra un coccodrillo che cammina eretto e l’altro non riesce a comprendere la sua forma. In realtà si stanno avvicinando Terrore e Lobo. Subito i due vedono qualcosa di insolito e parlano con Matteo mascherato da giaguaro:
“Tu chi saresti? Cosa fai tu qui?”
Matteo:
“Io sono Uomo Giaguaro, e stasera mi sento più feroce del solito!”
Lobo:
“Terrore; lascalo a me questo buffone!”
Detto questo, Lobo attacca Matteo con una delle sue tecniche da lupo famelico. Matteo questa volta è molto preparato perché dopo che si era rimesso dall’ospedale aveva studiato le arti marziali. Matteo si muoveva da vero felino ed era così slanciato da far sembrare lento Lobo. Il combattimento fu così selvaggio che Terrore pensò di intervenire. Non c’era più nulla da fare, Matteo aveva sconfitto Lobo.
Dopo la calma e riprese le forze, Matteo chiede a Terrore:
“Non voglio battermi anche con te; voglio solo diventare uno dei vostri dopo che vi ho dimostrato chi sono io!”
Lobo:
“Terrore, questa è una buona idea, Uomo Giaguaro piacerà molto al Divoratore di Anime!”
Ovviamente, il commissario De Luca stava ascoltando tutto grazie ai microfoni addosso a Matteo e stava scoprendo proprio ciò che cercava. Lobo dice a Matteo:
“Sei molto coraggioso!”
Matteo:
“Voglio avere esperienze nei combattimenti e crescere sempre più! Peccato però che mi faccia paura l’oro!”
Terrore:
“Che cosa hai detto?!”
Matteo:
“Voglio avere più esperienze di combattimenti!”
Terrore:
“Hai detto dell’altro, ripeti!”
Matteo:
“Mi spaventa l’oro!”
Lobo:
“Si abbiamo capito bene; non è possibile!”
Terrore:
“Credi che sia un caso che anche lui abbia paura?”
Lobo:
“Come mai hai paura dell’oro, ragazzo?”
Matteo, dovendo per forza inventare una storia; pensò in fretta una storia plausibile che non insospettisse Lobo e Terrore:
“Mi hanno rapinato per derubarmi di un crocifisso d’oro che avevo intorno al collo e se non ce lo avessi avuto addosso non mi sarebbe successo!”
Lobo:
“Il mondo è pieno di ladri e disperati, non hai colpa, non devi sentirti responsabile al posto degli altri!”
Matteo:
“Ciò che dici è confortante ma non al punto da rassicurarmi! Dove stiamo andando?”
Lobo:
“Dal nostro capo! In una casa abbandonata!”
Difatti se voi avete letto la storia del torneo di combattimento, voi ricorderete che esso si disputò proprio nella casa abbandonata di cui ha appena parlato Lobo. Matteo cominciava ad avere paura; lui stava facendo troppo da esca e poteva finire nella bocca del predatore. Matteo aveva paura di non uscire vivo da quel posto lugubre. Per spezzare il ghiaccio e provare a calmarsi Matteo disse:
“Perché eravate così curiosi sulla mia paura dell’oro? Perché conoscete già qualcuno come me?”
Il commissario che ascoltava pensava che fosse una domanda molto scaltra. Terrore:
“Si, il nostro capo teme l’oro! Ma non è in grado di distruggerlo!”
Matteo stava pensando che aveva trovato la persona che stesse cercando ma che non era così facile da sconfiggere. Sembrava che le informazioni in suo possesso non fossero più sufficienti per sconfiggere un essere del genere. Matteo aveva molta paura. Difatti Matteo aveva scoperto che non bastasse sapere la paura per l’oro del Divoratore ma che ci volessero altre informazioni sul suo conto.
La casa abbandonata era più fatiscente del solito ed era molto squallida. Oramai era mezzanotte ed il vento sembrava dover buttare giù gli alberi. I gatti sembravano invisibili e lontani, ma il loro miagolio era molesto. Qualche topo girava per la casa e non mancavano i ragni, con le loro ragnatele e le lucertole con la compagnia di scarafaggi. Una casa per nulla ospitale. Matteo De Angelis stava entrando nella dimora delle tenebre. La cosa più importante era non farsi scoprire, ottenere più informazioni possibili sull’organizzazione, sui loro scopi, sul loro capo e cosa vogliono veramente dalla città. Non solo, Matteo doveva scoprire perché nessuno riesce a vedere queste persone di giorno. Finché Matteo era considerato un ospite ed un potenziale alleato sembrava che tutto andasse bene. Matteo si trovò al cospetto di Riccardo Croce mascherato da lucertola. Riccardo:
“Chi è costui?”
Lobo:
“Uomo Giaguaro! Tuo futuro seguace!”
Riccardo:
“Molto interessante…Che sa fare?”
Matteo:
“Posso mostrarti subito cosa so fare, anche se contro uno di loro ho vinto!”
Riccardo:
“Non pavoneggiarti…Ci vuol ben altro con me! Nessuno mi ha sconfitto due volte!”
Matteo:
“Combatti!”
Riccardo si mise in guardia e in pochi secondi immobilizzò Matteo che finì a terra sorpreso. Riccardo:
“Non sei degno di sfidare il Divoratore di Anime! Ora io so come combatti e la prossima volta mi sarà ancora più facile sconfiggerti! Portatelo via! Non va bene per noi!”
Lobo chiese a Riccardo, in assenza di Matteo:
“Maestro, perché lo hai rifiutato?”
Riccardo:
“Combatteva bene, molto bene!”
Lobo:
“Allora, perché?”
Riccardo:
“Sentivo una grande paura dentro di lui è per questo che non l’ho preso con noi!”
Anche se Matteo non era stato accettato nell’organizzazione oramai aveva scoperto il loro covo e sapeva che il Divoratore di Anime era il capo di tutti questi tipi mascherati e che in quella casa abbandonata si rifugiavano molti criminali e soprattutto alcuni evasi dal carcere. Matteo era capitato in pieno inferno dove criminali ed esseri pericolosi mascherati erano liberi di compiere i loro più tenebrosi piani.
Matteo sapeva che se fosse tornato alla casa abbandonata vestito da giaguaro avrebbe sicuramente passato dei guai o forse anche peggio. Matteo avrebbe voluto ritornare senza alcun travestimento. A viso scoperto avrebbe corso molti più pericoli; ma forse avrebbe destato meno sospetti.
Alcuni giorni dopo, preparatosi psicologicamente e con le giuste attrezzature: un sacco, una daga, munito di un crocifisso d’oro, una croce da lancio. Matteo di notte cerca di entrare nella casa abbandonata e tentare di scoprire qualcosa sui loro piani e sulle loro vere identità.
Quella notte pioveva molto forte; il temporale poteva coprire i rumori di Matteo. Il vento sibilava e soffiava così forte da sollevare così tanta polvere da sembrare una tempesta di sabbia del deserto. Ogni tanto si udiva il miagolio di qualche gatto. La luna era alta e piena e si udivano in lontananza dei cani che cantavano come lupi ululanti. La nottata non preannunciava nulla di buono. Matteo sapeva che forse sarebbe potuto morire quella notte; ma sapeva anche che la sua famiglia aveva un grande compito nei secoli ed il grande incontro che avrebbe cambiato il suo destino stava oramai per verificarsi. Tranne le lucertole, i topi ed i ragni; non c’era vita in giro per quella casa. Matteo era molto sorpreso di non trovare alcuna minaccia per se stesso. Matteo pensava di trovarsi in una trappola e che essi lo stessero aspettando. In realtà ciò non era così. La casa abbandonata non era la sede fissa del Divoratore di Anime; ma era stata la sede del torneo. Le riunioni dei Sin Alma non si svolgevano sempre lì. Matteo aveva comunque paura a girare per quella casa in quelle circostanze tenebrose. In quella casa dominavano i lampi, il buio ed il freddo da gelare soprattutto il sangue. C’erano molte scale ed i lampadari erano ricoperti di ragnatele. Il pavimento era molto sporco e scivoloso. Matteo cominciò a pensare che se il pavimento fosse così bagnato, forse perché in realtà sarebbe potuto già entrare qualcuno prima o dopo di lui. La situazione si stava rendendo sempre più critica. Dopo tante ricerche e caparbietà nel voler scoprire qualcosa; Matteo arriva ad una scrivania ed aprendo un cassetto scorge un libro e legge:
“Le ricerche di Riccardo”.
Matteo è talmente sorpreso che non si accorge che la porta alle sue spalle si sta aprendo e non per colpa del vento. Matteo si gira incredulo e vede un uomo vestito da piranha. Piranha dice a Matteo:
“Tu chi sei? Come sei entrato?”
Matteo è costretto a combattere, estrae la daga e dopo una furibonda battaglia taglia la gola a Piranha. Matteo:
“Dannazione, non immaginavo di dover uccidere qualcuno! Forse avrei potuto avere informazioni da lui; ma era troppo forte per lasciarlo in vita!”
Considerato l’accaduto; Matteo si sbriga ad abbandonare la casa portandosi il diario di Riccardo dentro al sacco. Ovviamente la morte di Piranha non era piaciuta a Riccardo che da quella sera avrebbe messo qualcuno di guardia per catturare l’assassino, fargliela pagare con la vita e recuperare il diario. Senza saperlo e senza conoscersi; ma Riccardo Croce e Matteo De Angelis stanno diventando acerrimi nemici come Simone De Angelis e Maurizio Balmonte.
Consegnato il diario delle ricerche di Riccardo a don Francesco ed al commissario De Luca; i tre membri del sacro tridente sono increduli di tutto ciò che leggono…