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Capitolo 137
Roma, 12 febbraio 1888
“Caro diario; comincio a ritenere che il male sia un debito che vada restituito con gli interessi. Forse potrei sembrare molto crudele ad affermare ciò; ma perché solo io devo crearmi degli scrupoli? E poi; in fondo il denaro per me rappresenta il sangue delle anime; altrimenti perché mi avrebbero dato il soprannome di “divoratore di anime”? Dicono che io divori tutto di una persona senza lasciare nulla. Sono rappresentato come un mostro che succhia il sangue, una mignatta, un pipistrello delle Pampas, un piranha; un avvoltoio. Proprio io? Non riesco a credere ad una cosa del genere. E pensare che i “piranha” sono proprio i miei servitori che mi attaccano addosso per chiedermi sempre dei soldi e tentare di levarmene il più possibile. La gente questo non lo sa; e forse è meglio così; perché sono già ritenuto un avaro; un avido; un usuraio. Purtroppo la gente non ha una bella immagine di me; almeno per quel che so. Invece chi mi conosce per davvero sa che io faccio della beneficienza e do dei posti di lavoro a chi vive per strada. Sono sicuramente poco apprezzato; ma chi mi apprezza può difendermi da chi non mi apprezza; non è poco e nemmeno irrilevante. Chissà; forse i chierici mi possono apprezzare con tutte le offerte molto consistenti che elargisco ogni volta che vado a messa. Penso di essere apprezzato dalla gente più importante e più colta; e questo mi basta. Ora voglio dormire; mi sento molto stanco e domani mi aspetterà una dura giornata.”