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In “Platani”, pastello secco su carta - spiega Paolo Battaglia La Terra Borgese - la pittura predomina sulla sagoma, supera e viola i margini sensibili alla realtà e si fa ecotono libero, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale imitativa e commerciale. Esclusivamente le circostanze spaziali sono vissute geometriche come nella realtà. Il dipinto registra bene le atmosfere della vita interiore, il sogno, ma esprime pure tutto il lavoro concettuale che l’Artista - tecnicamente abile - ha sostenuto: nei suoi paesaggi, Faretina riesce sempre a cogliere tutti gli aspetti della natura: le masse e i pesi, la spaziosità delle distese di terreno e dei laghi, lo splendore della luce e del colore. Dunque l’analisi delle forme reperibili in natura risulta profonda e sottile, e puntuale arriva ad esprimersi precisa dei sentimenti umani nel dipinto. Essa coglie perfettamente l’atmosfera delle diverse ore del giorno, delle varie stagioni e della illuminazione artificiale. Giuseppe Faretina, evoluto figurativo, a mezzo della dissociazione cromatica fa dell’immagine un riferimento più allusivo e aleatorio. Il suo tendere all’astrazione è il risultato di una tensione che lo fa penetrare in un microcosmo sublimandosi nel valore poetico in rapporto alla vibrazione della luce. È attraverso il pastello che l’Artista ha qui veicolato l’emotività con le dita a contatto diretto della materia, senza strumenti intermedi. E “Platani”, stato d’animo di benigna calma, è da considerarsi un eccellente dipinto con significato proprio che ognuno avverte secondo la propria capacità di sentire, e non è il ricordo di qualcosa. Va tuttavia notato che ogni anno il platano, come il serpente, si rinnova: uno la corteccia e l’altro la pelle, perciò entrambi furono sacri ai Geni e sono simboli di rigenerazione.
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