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Formula uno: passione e tragedie – parte 4 di 4

DiPietro Sciandra

Apr 8, 2016

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Basta dire “turbo” ed è subito potenza. Il termine “turbo” è ormai entrato nel gergo comune. E tutto deriva dall’idea della Renault. Fin dal 1966 il regolamento della formula uno permetteva l’uso di motori con compressore, purché con cilindrata a 1500cc, anziché i 3000cc dei motori aspirati. Nessuna Casa però aveva giudicato interessante tale scelta:il compressore volumetrico adottato agli inizi della formula uno appariva ormai superato. La Renault invece nel 1977 entra in lizza con un motore a turbocompressore:una ventola resistente alle alte temperature viene spinta in vorticoso movimento dai gas di scarico, che sarebbero comunque persi; e trascina sullo stesso asse un’altra ventola in un condotto separato per aspirare aria dall’esterno, comprimendola nelle camere di scoppio dove avviene la detonazione con il carburante ed incrementare notevolmente la potenza, anche se con consumi nettamente superiori. Sembra un esperimento e basta. Invece la Renault vince la sua prima gara nel 1979 al Gran Premio di Francia ed altri 14 gran premi fino al 1983, quando sfiora il titolo mondiale con Prost. Nel 1984 la Renault smetterà il suo impegno diretto ma ormai l’era del “turbo” è iniziata. Tutti si convertono al nuovo sistema: la prima vittoria “turbo” della Ferrari, a Monaco nel 1981 con Gilles Villeneuve è esaltante. Curiosamente il “turbo” rappresenta la strada di accesso dei giapponesi in formula uno. Intanto i rischi dell’esasperazione aerodinamica sono sempre più smaccati:il 13 maggio 1982 a Zolder, nelle prove del Gran Premio del Belgio, muore Gilles Villeneuve sulla sua Ferrari impazzita. Le “minigonne” vengono vietate, il fondo vettura dovrà essere piatto, gli alettoni ridotti. Anche i circuiti vengono modificati, la sicurezza assume una nuova dimensione.

Le potenze fornite dai motori “turbo” diventano sempre più smisurate. Oltre alle gomme da tempo, nascono anche i motori “da tempo” per la caccia alla pole position. I tecnici percorrono ogni soluzione; la BMW arriva ad un motore da 1200 cavalli per la Brabham di Piquet. I maggiori consumi portano ai rifornimenti in gara:sono spettacolari ma rischiosi e verranno vietati. Si lavora molto sulle benzine. Alla Ferrari si utilizza il sistema Agip “emulsystem” per unire particelle d’acqua raffreddanti alla benzina nelle camere a scoppio:le temperature sviluppate dai motori “turbo” sono elevatissime. Poi si passa a benzine di sintesi, ovvero prodotte in laboratorio, che privilegiano i componenti ritenuti più efficaci. Anche gli oli servono a migliorare la resa dei motori, e si arriva alla lotta tecnologica tra le aziende petrolifere, proprio come tra quelle di pneumatici, per la supremazia.

Nelson Piquet è il secondo brasiliano campione del mondo. Vincendo nel 1981 su Brabham Ford, torna a vincere nel 1983 su Brabham BMW (il primo titolo “turbo”). Vincerà ancora nel 1987 con la Williams Honda:vanta così tre titoli mondiali oltre a 23 vittorie in 204 gran premi disputati.

Il duello ruota a ruota con Arnoux negli ultimi giri del Gran Premio di Francia del 1979 era per il secondo posto; il disperato tentativo di arrivare ai box su tre ruote a Zandvoort era per un piazzamento; le acrobazie sull’acqua senza più alettone anteriore in Canada erano per un terzo posto, ma Gilles Villeneuve era così, e la gente lo aveva capito. Enzo Ferrari definì le sue audacie “nuvolariane”:la simpatia e la voglia di vincere avevano conquistato le folle. Non ha vinto molto Gilles Villeneuve, ma ha lasciato il segno nella formula uno prima della sua tragica morte. Canadese con 67 gran premi disputati (solo il primo non su Ferrari), vincendone 6 prima della sua morte.

I piloti sono ormai collegati via radio con i box ma le bandiere di segnalazione sono sempre il linguaggio più diretto, immediato ed indispensabile tra i piloti ed i commissari in pista.

Il 26 marzo 1989 al Gran Premio del Brasile debutta una Ferrari che riesce a stupire:in una formula uno dalla tecnologia già esasperata, la Ferrari presenta la novità assoluta del cambio a comando semiautomatico. Scompare la leva del cambio, la frizione serve soltanto per le partenze e le marce sono inserite, sia in avanzamento che in scalata, per mezzo di un bilanciere, posto a cavallo del volante, che con elettrovalvole trasferisce gli impulsi ad un circuito idraulico per effettuare le cambiate. Il pilota guida così con le mani sempre sul volante e l’azionamento è più rapido. Ma, fatto ancor più straordinario, la Ferrari “automatica” vince alla sua prima gara grazie ad una provvidenziale sostituzione ai box del volante che fa le bizze. E vince con un pilota che è l’antitesi del robot e dell’automatismo:Nigel Mansell alla sua prima corsa in Ferrari. Mansell non riuscirà a conquistare il titolo con la “rossa”:purtroppo si porta addosso lo strano destino del suo grande conterraneo Stirling Moss. Ma la Ferrari d’avanguardia torna a vincere ed a far vibrare d’emozione i tifosi del “cavallino rampante” che era il simbolo del grande eroe dell’aviazione Francesco Baracca e venne donato dalla sua vedova ad Enzo Ferrari. Da allora ciò è il simbolo della velocità e della potenza. La schiera di appassionati di formula uno più diffusa al mondo. La Ferrari infatti racconta consensi, entusiasmi e sostegno in ogni pista, in ogni parte del mondo:da sola più di tutte le altre squadre messe insieme. Ed ogni pilota che arriva a pilotare una Ferrari diventa un idolo.

Nigel Mansell, pilota inglese. Egli nacque il giorno 8 agosto 1954 a Uptonon-Severn. Dopo aver corso in formula 2 con la Ralf, nel 1980 fa il suo esordio in formula 1 al volante della Lotus. Con la celebre Casa inglese rimase fino al 1984, senza però riuscire a vincere nemmeno una gara. Nel 1985 Mansell passa alla Williams e coglie i primi due successi. Cinque vittorie nella stagione successiva e il secondo posto nel campionato, battuto da Alain Prost. Ancora meglio va la stagione 1987; 6 vittorie e ancora il secondo posto nel campionato, che viene vinto da Nelson Piquet.

Nessun successo nel 1988 e alla fine dell’anno, Nigel passa alla Ferrari e coglie tre vittorie, poi decide di ritirarsi. Ma un’offerta allettante della Williams gli fa cambiare idea e nel 1991 con cinque vittorie contende fino all’ultimo il titolo mondiale a Senna. Nel 1992 si è presentato da assoluto dominatore, vincendo alla grande i primi tre gran premi e portando a 24 il suo bottino complessivo di successi.

Ayrton Senna nato il 21 marzo 1960 a San Paolo (Brasile).

Senna esordisce in formula uno nel 1984 al volante della Toleman, poi disputa tre stagioni con la Lotus e nel 1988 approda alla McLaren, con cui diventa in quello stesso anno campione del mondo.

Dopo aver sfiorato il titolo mondiale del 1989, conquistato dall’allora compagno di squadra Alain Prost per la terza volta (1985 e 1986), Senna diventa campione nel 1990 e 1991.

Ayrton Senna (vero cognome Da Silva) avendo il cognome della madre, morì in gara al Gran Premio di San Marino; il giorno 1 maggio 1994. Gran premio di tragedie; perché due giorni prima morì; alle prove di venerdì 29 aprile 1994 dello stesso gran premio; il fantastico, e leggendario, indimenticabile Roland Ratzenberger; che in curva; dopo un ripetuto urto; egli si ruppe il collo che gli penzolava a destra e sinistra (in foto). Sempre in questo nefasto gran premio; in gara; il pilota della Ferrari, Gerhard Berger sfiora un’altra tragedia; ovvero la sua macchina si infiamma durante una sosta al box.

Il 1994 per molti aspetti l’anno più tragico della formula uno; il campione di questo orribile anno; che poi vincerà anche il seguente anno; il pilota che darà origine ad una nuova era con la estinzione di Ayrton Senna; ovvero Michael Schumacher!

Michael Schumacher dopo essere stato campione nel 1994 e 1995 con la Benetton; poi egli vincerà altri 5 titoli mondiali (dal 2000 al 2004) con la Ferrari; diventato il più grande vincitore con 7 titoli mondiali; equivalendo; anche se troppo differenti come tipo di corse e soprattutto numero di piloti diverso; i due più grandi piloti NASCAR con 7 titoli; ovvero Richard Petty e Dale Earnhardt.

Chiusa l’era di Michael Schumacher; un altro tedesco va ricordato; con ben 4 titoli mondiali consecutivi (dal 2010 al 2013), ovvero Sebastian Vettel.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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