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Capitano Ultimo il colonnello Sergio De Caprio ai Martedì Letterari domani 8 ottobre ore 16.30

DiPaul Polidori

Ott 7, 2024

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“Mi chiamo Ultimo perché sono cresciuto in un mondo dove tutti volevano essere
primi. Ho un solo talento: organizzare la lotta e scegliere gli uomini. I miei sono stati
il miglior gruppo investigativo.” La vera storia dell’uomo che ha catturato Totò Riina,
combattuto la ‘ndrangheta, la camorra e la corruzione per ritrovarsi alla fine messo
all’angolo, isolato e attaccato dalle alte gerarchie e dalla politica. ma lui non ha mai
mollato.
Domani martedì 8 ottobre alle ore 16.30 nel teatro dell’opera del Casinò in
collaborazione con l’associazione Unuci, Associazione nazionale Ufficiali in congedo
nell’ambito del ciclo “la cultura della legalità” si terrà l’incontro con il colonnello
Sergio De Caprio, Capitano Ultimo. L’incontro è inserito nei Martedì Letterari curati
da Marzia Taruffi ed è ad ingresso libero sino ad esaurimento dei posti disponibili.
Partecipa il Presidente dell’Unuci Col Filippo Veglia.

Sergio De Caprio aggiunge nuovi tasselli al racconto in prima persona della sua vita
da Capitano Ultimo. E, alla luce delle recenti sentenze sui principali casi di cui si è
occupato, rilegge le vicende umane e giudiziarie che lo hanno travolto da quando, il
15 gennaio 1993, catturò Totò Riina, fu condannato a morte da Provenzano e
Bagarella, e bersagliato da mille sospetti confluiti nel processo Trattativa Stato-
mafia. Trent’anni dopo, ci riaccompagna nel vivo delle operazioni che lo hanno visto
protagonista in incognito insieme ai suoi uomini. Vichingo, Arciere, Omar, Petalo,
Pirata, Alchimista, i suoi cento investigatori invisibili che lo hanno affiancato nei
lunghi appostamenti, le intercettazioni fiume, le notti insonni a indagare
instancabilmente su mafia, ‘ndrangheta, camorra, la corruzione a Milano, a Palermo,
a Napoli, ma anche nei palazzi del potere, da Finmeccanica allo Ior, la banca
vaticana, passando per la Lega. Fino a quando si è spinto troppo oltre ed è stato
fermato. Denunciato per insubordinazione e diffamazione. Accusato di essere un
cane sciolto, accerchiato, demansionato, poi isolato e per due volte ripagato con la

revoca della scorta. Ultimo è l’investigatore così bravo e veloce da non essere
controllabile. Il soldato idealista che non guarda in faccia il potere. L’irregolare che
per le gerarchie militari e della politica va domato. L’eroe senza nome che va
ricondotto all’obbedienza.

Sergio De Caprio è il Capitano Ultimo, il carabiniere che il 15 gennaio 1993 arresta
con i suoi uomini Totò Riina. Sceglie di chiamarsi “Capitano Ultimo” per avere
soprannome che lo identifichi durante l’esperienza alla Sezione Anticrimine di
Milano. Un modo per evitare possibili intercettazioni delle comunicazioni radio
proteggendo la propria identità. “Mi chiamo Ultimo – spiega in un’intervista a “Il
Giornale” nel 2021 – perché sono cresciuto in un mondo dove tutti volevano essere
primi. Questi meccanismi di voler essere il più bello, il più intelligente e il più visibile
a tutti, meccanismi che c’erano anche nel corpo dei carabinieri e a me non
piacevano. Dunque scelsi di chiamarmi con questo nome così i primi erano felici e io
non avevo competitori. Tutti scoppiarono a ridere quando lo dissi, ora non ridono
più. Ho un solo talento: organizzare la lotta e scegliere gli uomini. I miei sono stati il
miglior gruppo investigativo”.

Studia alla scuola “Nunziatella” di Napoli, poi all’Accademia militare di Modena e
alla Scuola Ufficiali di Roma. Ventenne chiede di essere trasferito in Sicilia dove
presta servizio per due anni come comandante della Compagnia di Bagheria. Riesce
nel 1985, a soli 24 anni, ad arrestare i latitanti Vincenzo Puccio e Antonino Gargano,
braccio destro di Bernardo Provenzano. Dopo i risultati ottenuti in Sicilia nella lotta
contro la criminalità organizzata, si trasferisce a Milano, dove diventa capitano del
Ros (Raggruppamento operativo speciale). È qui che Ultimo fonda il Crimor, Unità
Militare Combattente operativa a Palermo dal settembre 1992 e sciolta nel 1997.
Con la struttura da lui creata arresta il boss mafioso Totò Riina. Lo fa durante
l’operazione Belva condotta nel 1993, la più eclatante attività di quegli anni nella
lotta alla criminalità organizzata. Quell’arresto porterà Capitano Ultimo anche sotto
inchiesta con l’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra insieme al generale Mario
Mori, uno dei fondatori del Ros. I due furono rinviati a giudizio su richiesta dell’allora
sostituto procuratore di Palermo, Antonio Ingroia, per aver omesso di informare la
Procura che il servizio di osservazione alla casa di Riina era stato sospeso, causando

così, secondo l’accusa, un ritardo nella perquisizione del covo del boss. Nel 2006,
Ultimo e Mori sono stati prosciolti “perché il fatto non costituisce reato”.
De Caprio resta nel Ros fino al 2000, quando lui stesso chiede di esser trasferito.
Assegnato al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (Noe) di Roma. Sotto il suo
comando si registrano le indagini e l’arresto del presidente di Finmeccanica
Giuseppe Orsi e quello dell’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi. L’ultimo
caso seguito da De Caprio è quello della cooperativa Concordia. Nel 2016 il
comandante Ultimo cambia di nuovo e passa all’Aise, il servizio segreto per l’estero.
Con il grado di colonnello è stato vice comandante del Comando Carabinieri per la
Tutela dell’Ambiente a Roma.
Ha fondato la casa famiglia “Volontari Capitano Ultimo” di Roma, dove porta avanti
progetti di solidarietà nei confronti dei meno fortunati.
Il 6 aprile 2024 ha annunciato la sua candidatura alle elezioni europee e dopo 31
anni ha mostrato per la prima volta il volto, abbassando la copertura che indossava
quando si trovava in pubblico, un atto di ulteriore dedizione allo Stato che ha
sempre servito e protetto.
Mercoledì 9 ottobre ore 16.30 nel teatro dell’Opera il noto editorialista de “La
Stampa” Marcello Sorgi presenta il suo ultimo saggio “San Berlinguer”
(Chiarelettere). Partecipa lo storico dott. Matteo Moraglia .

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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