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Criticata per il suo aspetto e il suo titolo di studio, il neo ministro dell’Agricoltura conosce il settore meglio di tanti altri: ha lavorato come bracciante in Puglia fin dall’età di 15 anni
«Sono una ragazza di 60 anni, ho la libertà di poter dire quello che sento dentro: quello che mi appassiona è partecipare alla costruzione di un luogo dove si rispettano le regole». Era l’ottobre del 2018 e Teresa Bellanova saliva sul palco della Leopolda, accolta da una standing ovation. Grintosa, appassionata, “calda” come la terra in cui è cresciuta, lavorando come bracciante fin da quando aveva 15 anni. Oggi è ministro dell’Agricoltura, e dove non arrivano i titoli di studio (Bellanova ha la terza media, come sottolineano in molti sui social a mo’ di critica) arriva l’esperianza sul campo, o meglio sui campi, nel vero senso della parola.
Il neo ministro dell’Agricoltura è stata bersaglio di un duplice attacco: da un lato c’è chi ha criticato il look scelto per il giuramento al Quirinale; dall’altro chi ha commentato negativamente il suo passato da bracciante e il suo titolo di studio. Per quanto riguarda il look, la diretta interessata in serata ha pubblicato un nuovo provocatorio Tweet corredato dall’hashtag #vestocomevoglio.
Il neo ministro dell’Agricoltura è stata bersaglio di un duplice attacco: da un lato c’è chi ha criticato il look scelto per il giuramento al Quirinale; dall’altro chi ha commentato negativamente il suo passato da bracciante e il suo titolo di studio. Per quanto riguarda il look, la diretta interessata in serata ha pubblicato un nuovo provocatorio Tweet corredato dall’hashtag #vestocomevoglio.
Sono però stati tantissimi anche i messaggi di solidarietà al ministro. «Con Teresa Bellanova. Senza se e senza ma. Io e tutto il Pd», ha twittato il segretario Nicola Zingaretti. E il vicesegretario Andrea Orlando: «Orgoglioso del Pd che porta una ex bracciante al governo del Paese. Bellanova ha la terza media ma ha studiato all’università della lotta sociale. Ha spesso idee molto diverse dalle mie ma le ragioni per cui la state insultando sono quelle per cui la rispetto di più».
Teresa Bellanova si definisce oggi «una ragazza di 60 anni»; quando era davvero una ragazza, ha passato le sue giornate lavorando la terra sulle colline brindisine (è nata a Ceglie Messapica), in condizioni molto simili a quelle dei migranti che oggi lavorano nelle campagne del Sud. A 15 anni vede con i suoi occhi sue coetanee che muoiono nei campi: «Puoi fare quello che vuoi nel resto della tua esistenza – racconterà anni dopo in un’intervista a Repubblica -, ma sai che sei segnato».
Quelle esperienze la spingono a prendere la tessera del Pci e poi a intraprendere l’attività di sindacalista con l’obiettivo di contrastare la violenza del caporalato, che all’epoca era ancora più feroce nei confronti delle donne. D’altronde, però, non c’erano per lei e le sue coetanee molte alternative: «O lavoravi nei campi o imparavi a cucire, se non avevi la fortuna di poter andare a scuola». Lei a scuola ci è andata fino alla terza media, poi ha iniziato a lavorare, dopo aver sempre frequentato la sezione locale del Pci assieme a suo padre, comunista.
Nei campi c’era chi soccombeva e chi combatteva: «Io, all’epoca, ho avuto la fortuna di combattere. Provammo a dare alle donne la possibilità di lavorare nei campi in modo più dignitoso, specie con la gestione del trasporto. Facemmo l’esperienza dell’autogestione. E facemmo saltare i nervi ai caporali perché capivano che potevano essere superflui. All’epoca la violenza fu tremenda», ha raccontato tempo fa.
Bellanova ha spesso rivendicato il suo passato: nello scorso mese di aprile, rispondendo a una affermazione di Luigi Di Maio (oggi suo “collega” nel governo giallorosso) aveva scritto su Twitter: «Ho fatto la bracciante. Ho lavorato per una vita accanto ai lavoratori più umili battendomi x i diritti delle persone. Da #DiMaio non me la faccio attaccare l’etichetta “gente da salotto”. Provasse lui a dimostrare competenza invece di offendere. Per una volta provasse a lavorare».
«Lavoro» è una parola a cui tiene tantissimo. L’ha usata in molti suoi interventi pubblici e nella sua biografia di Twitter si legge: «La mia bibbia è l’Art.1 della Costituzione».
Ha sposato Abdellah El Motassime, un interprete magrebino conosciuto a Casablanca durante un viaggio con la Flai Cgil organizzato per parlare di agroalimentare. Nel 1991 è diventata mamma di Alessandro, il loro unico figlio.
Dopo tanti anni di sindacato, arriva a Montecitorio per la prima volta nel 2006, eletta alla Camera nella lista dell’Ulivo nella circoscrizione Puglia. Qualcuno la definisce una “renziana di ferro”. E oggi proprio il senatore Matteo Renzi ha scritto un Facebook un post in sua difesa, dopo i tanti attacchi arrivati al neo ministro: «Chi insulta Teresa Bellanova per il suo abito, per il suo fisico, per la sua storia di bracciante agricola divenuta sindacalista e poi ministro non è degno di una polemica pubblica: è semplicemente un poveretto». E ancora: «Se poi qualcuno pensa che Teresa possa farsi fermare da qualche insulto, beh, è un problema vostro. Non la conoscete. Non ci conoscete».