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PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE SULLA PITTRICE MARISA FERRARO

DiChiara Fiume

Mar 13, 2018
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INDAGINE DI PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE SULLA PITTRICE MARISA FERRARO
L’Artista: Maria Santa Elena Ferraro, in arte Marisa Ferraro, nasce il 22 Ottobre del 1952 a Gangi, in Sicilia. Compie studi artistici a Palermo, dove vive e opera. Ha alienato svariati suoi dipinti in favore del Museo Civico d’Arte Contemporanea di Palazzo Giandalia a Castronovo di Sicilia (PA); del Palazzo Bongiorno a Gangi (PA); del Palazzo delle Aquile e del Convento dei Frati Minori di Santa Maria di Gesù, a Palermo; altre opere si trovano a San Fratello in provincia di Messina, nelle chiese di San Mamiliano, di San Giacomo dei Militari e nella chiesa Madre.
L’Opera: “Armonia del Creato”. L’accoglienza -  2017, olio su tela, cm 50 x 50
di Paolo Battaglia La Terra Borgese |L’opera è stato realizzata in onore della visita a Palermo di sua santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso. Dichiara l’Autrice: “Attribuisco al 'Quadrato', fra le tante interpretazioni, un significato morale: l’uomo decide le sue azioni, ma Dio decide del destino dell’uomo.
Oltre al 'Quadrato magico'  - continua Paolo Battaglia La Terra Borgese - sulla tela sono raffigurati un uomo che porge il pane ad un bimbo profugo. E la robustezza dei concetti che scaturiscono da un’acuta originalità di analisi e di sintesi è l’espressione del senso di alta spiritualità che anima l’Artista e che ella suscita sempre più in quegli uomini probi che hanno la gioia di comprendere che la vita non è chiusa tra due niente.
La scena che propone Marisa Ferraro trascina fuori dall’angoscioso nullismo a cui pervengono il materialismo e le desolanti dottrine sull’esistenza umana. La pittrice mostra che scienza e religione, filosofia e arte, come l’economia e la politica, sono la piccozza che l’uomo deve appuntare sul suo faticoso cammino al solo scopo di salire alle finalità più alte della vita. Nelle tre tesi che la Ferraro pone dinanzi allo spettatore col fervore di una eccelsa umanità sintetizza con chiara visione le vie lineari per cui l’umanità deve passare attraverso il miglioramento dei singoli per la realizzazione di un mondo migliore. Quel mondo nel quale gli uomini liberi e responsabili, audaci combattenti contro i meschini egoismi, contro tutti i falsi pregiudizi, contro tutte le tirannidi, vedono l’attuarsi della volontà Divina. La tela è latrice di un messaggio sano e caldo di sentimento, che magistralmente persuade.
Attorno al dono del pane e a distanza delle mani si trovano i segni della perennità dell’uomo. Risiedono nella giovanetta mano che si apre piena di speranza alle gioie pure dell’amore. C’è il segno che una generazione - quella della Ferraro - educando l’altra, lascia come pegno della sua perennità. La pittrice ha monumentato un messaggio figlio del suo genio e papà del suo lavoro interiore. Lo ha costruito con i mattoni delle cromie e lo ha affidato all’arte in analogia al 'Quadrato magico', anch’esso custode di un messaggio, tanto incompreso quanto certo e chiaro a Marisa Ferraro.
Al di là della superficie allettante e promettente del dipinto, possiamo scorgere incognite maggiormente ampie; e precisamente quegli spazi che, percorrendo il viatico della pittura e crescendo di colore, di bagliori e di tinte scure, di armonie e di luminanze diverse, esprimono parti dolenti dell’umanità e parallelamente congedano una cifrata misteriosità di fondo, compenetrazione tra uomo e natura.
In questo dipinto di grande raffinatezza, Marisa Ferraro guarda nella morbidezza dello sfumato, introducendo un senso di pietà tutto nuovo in una composizione che mira a coinvolgere lo spettatore. Il segreto della grandezza di quest’opera risiede nella straordinaria maestria del disegno e nell’accurato lavoro di preparazione. Per raggiungere lo stadio finale tutto il dipinto è stato rilavorato sul punto di essere finito usando i colori della tavolozza esistente. Per raggiungerlo la Ferraro è tornata ripetutamente su ogni zona con del colore diluito, poi sfumato e strofinato per renderlo piatto. Poi ha rilavorato le zone scure e riapplicato i colpi di luce ottenendo così il risultato che esattamente voleva, come la manina da putto o il pane che sa di ancora fresco. Per conferire e reggere l’atmosfera dell’intimità del gesto l’Artista dipinge in alto le foglie.
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Dir. artistica Emanuela Petroni
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