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Primo segnale del nuovo sindaco di Torino, che attacca Profumo, in carica dal maggio scorso. Il presidente ha fatto approvare un provvedimento per creare un tesoretto di 400mila euro destinato al funzionamento degli organi della Compagnia…
Il primo segnale lanciato dal neo sindaco di Torino Chiara Appendino all’establishment torinese è un avviso di sfratto. Ed è rivolto in particolare al nuovo presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo, in carica dal maggio scorso. “Credo che chi ha fatto scelte che non condivido, come aumentarsi lo stipendio, dovrebbe fare un passo indietro”.
L’ex ministro dell’Istruzione del governo Monti ha fatto approvare dalla fondazione un provvedimento per la creazione di un tesoretto da 400mila euro riservato alle spese di funzionamento di tutti gli organi della Compagnia, e quindi anche per gli emolumenti dei vertici. Nulla di definitivo, dato che la scelta doveva essere ratificata il 4 luglio. Ma che di certo non ha fatto piacere all’ex sindaco, finito sotto gli attacchi nel pieno della campagna elettorale.
Chiara Appendino non perde tempo e il giorno dopo la vittoria del ballottaggio contro il sindaco uscente Piero Fassino lascia intendere che con la sua amministrazione ci sarà una rottura con la classe dirigente torinese, così come aveva annunciato durante la campagna elettorale: “Non ho condiviso quelle nomine, introdurremo nel regolamento nomine un “semestre bianco”, cosicché il sindaco uscente non possa farne altre”, ha detto a proposito dell’ultima tornata di nomine fatta a poche settimane dalle elezioni dalla vecchia amministrazione.
E’ un messaggio forte, dato che la Compagnia è la prima azionista di Intesa San Paolo, con una quota di circa il 9 per cento. E rappresenta la volontà di scardinare i vecchi apparati. Anche perché la nomina di Profumo non mancò di scatenare la polemica, soprattutto per il tempismo in cui venne fatta: a ridosso delle elezioni.
Indicato dal Comune ad aprile insieme all’altro membro del Consiglio Generale della Fondazione, Barbara Graffino, l’ex presidente in quota Pd dell’Iren, la multiservizi partecipata da Palazzo Civico, fu definito da Fassino “espressione di generazioni ed esperienze diverse” e ottimo rappresentante della “vocazione della città a costruire il proprio futuro scommettendo sull’innovazione e sulle frontiere più avanzate della ricerca, della tecnologia e della scienza”.
Ora l’azionista della Compagnia è un sindaco M5S che già settimane fa fece intendere che nel caso di una sua vittoria, in cui pochi allora scommettevano, l’aria sarebbe cambiata. E anche le politiche premiali. “In un momento difficile come questo chi può dovrebbe avere la consapevolezza e la responsabilità di fare tagli a partire da se stessi. Noi abbiamo sempre tenuto la linea di abbassare gli stipendi di chi occupa posizioni apicali”, disse Appendino.
La richiesta del passo indietro di Profumo è anche una risposta ad alcuni attacchi ricevuti in campagna elettorale sulla sua vicinanza al mondo borghese. Ex bocconiana, Appendino viene infatti dal quel mondo: suo padre conosce bene il tessuto industriale della città essendo stato dirigente per circa trent’anni di Prima Industrie, di cui ora e vicepresidente esecutivo. Una voce forte nella Confindustria piemontese.
D’altro canto, Appendino nella sua prima conferenza stampa nella nuova veste, ha anche smussato le aspettative del fronte No-Tav: “Non potrò bloccare la Torino-Lione, ma porterò le ragioni del no. Mi siederò al tavolo – ha detto – e valuterò le ragioni loro, io porterò il no e se non c’è dialogo lascerò il tavolo”. Secondo Appendino “questo voto ha riaperto un dibattito in città”. “Voglio rivolgermi oggi anche a chi non mi ha votato: Torino è una città divisa in due, ce n’è una parte che si sente sola. Non vogliamo più che sia così, il resto della città dovrà abbracciarla”.
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