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Formula uno: passione e tragedie parte 3 di 4

DiPietro Sciandra

Apr 6, 2016

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I giovani piloti premono sulla vecchia generazione. Il Gran Premio di Monaco del 10 maggio 1970 offre momenti avvincenti:Jack Brabham è in testa ma la Lotus del giovane austriaco Jochen Rindt rimonta prepotentemente, vola quasi tra le curve del Casinò e la discesa del Mirabeau. Guadagna secondi, metri, centimetri all’ultima curva Brabham sbaglia ad impostare il tornante, va lungo, quasi in testa coda. Rindt implacabile passa e vince. Un momento memorabile:Rindt sarà campione del mondo a fine anno, ma alla memoria. 6 vittorie in 60 gran premi disputati. Egli è morto nelle prove del Gran Premio d’Italia a Monza, a 28 anni. Il carisma dello scozzese Jackie Stewart dà voce ai piloti in fatto di sicurezza. Egli fu tre volte campione nel 1969 con la Matra, nel 1971 e 1973 con la Tyrrell; sempre con motori Ford Cosworth (153 vittorie). Egli vinse 27 gran premi di 99 disputati. Intanto cambia la tecnologia delle vetture:motore portante, monoscocche, alettoni regolamentati per ridurre i rischi. Le gomme sono sempre più larghe. Vanno sparendo i colori nazionali per far posto a quelli degli “sponsor” mentre i costi aumentano sempre più.

Nascono nuove scuderie, fondate da curiosi personaggi come Ken Tyrrell, detto “il boscaiolo”, o piloti di varie levature come Surtees, McLaren, Williams:alcune saranno famose. La formula uno diventa un interessante affare commerciale, oltre che palestra tecnologica. Ma è la sfida tra gli uomini che affascina:a Monza, nel 1971; il Gran Premio d’Italia finisce in una volata a tre fra Peter Gethin, su BRM; Ronnie Peterson, su March; e Francois Cevert, su Tyrrell. Fra il primo ed il terzo 9 centesimi di secondo!

Jackie Stewart diventa tre volte campione di 5 anni e si ritira dalle corse il giorno dopo la morte del suo amico e compagno di squadra Cevert. La Ferrari porta alla ribalta un pilota che saprà conquistare i tifosi:Clay Regazzoni.

Clay Regazzoni fu una delle felici intuizioni di Enzo Ferrari, che per la simpatia e la generosità arrivò ad accostarlo a Tazio Nuvolari. Memorabile la sua vittoria a Monza, al suo primo anno di formula uno; nel 1970 con la Ferrari:da quel momento per i tifosi egli fu italiano.

Emerson Fittipaldi è il primo brasiliano a conquistare il titolo mondiale (1972) con la Lotus. Titolo che poi Fittipaldi rivincerà nel 1974, con la McLaren.

La McLaren venne fondata nel 1966 dal pilota neozelandese Bruce McLaren che ha disputato 101 gran premi, vincendone 4 di cui uno con la sua vettura. Con la Cooper, Bruce McLaren era stato 2°nel campionato mondiale del 1960.

Ken Tyrrell, il costruttore inglese presentò nel 1976 la rivoluzionaria P34; una auto da formula uno con quattro ruote più piccole anteriori e due ruote più grandi posteriori. Le auto a sei ruote saranno comunque vietate.

Nel 1974 inizia la collaborazione tecnica fra due grandi aziende:Ferrari ed Agip. Un binomio che è subito vincente.

Nasce il binomio Lauda/Ferrari che riporta ai vertici la squadra di Maranello (Modena), sempre più in lotta con le squadre inglesi. E’ Clay Regazzoni a fare il nome di Lauda a Ferrari che lo definirà “serio, puntiglioso nella sua preparazione e nella messa a punto della vettura”. Un talento naturale intelligente. Spesso sarà autore di accaniti duelli con lo stesso Regazzoni:il pubblico si entusiasma. Raramente Lauda commette errori tattici; vince il titolo nel 1975. Poi nel 1976, quando Lauda è al vertice della classifica, il giorno 1 agosto a Nurburgring, l’austriaco esce di strada, la Ferrari rimbalza, si incendia in mezzo alla pista (in foto). Da qui la faccia bruciata di Lauda. Niki Lauda è salvo per l’intervento tempestivo di Merzario e inizia una lotta vittoriosa contro la morte. Dopo 40 giorni Lauda è a Monza, per difendere il suo titolo:giunge 4°, è un eroe! Altri 40 giorni e nell’ultima gara dell’anno, in Giappone, sotto la pioggia battente rinuncia a continuare. Lauda lascia il titolo a James Hunt, ma Lauda rivincerà il titolo nel 1977. Lauda abbandonerà la Ferrari, lascerà le corse, tornerà per vincere il terzo titolo con la McLaren nel 1984. Di questo rapporto burrascoso, Ferrari dirà:

Se Lauda avesse ritenuto di restare alla Ferrari potrebbe aver uguagliato il primato di Fangio!”

Dopo gli alettoni “l’effetto suolo”. La genialità di Colin Chapman porta la ricerca aerodinamica sulla Lotus a conseguenze estreme. Una particolare forma del fondo delle vetture e l’uso di piccole appendici mobili e scorrevoli verticalmente lungo le fiancate (le famose “minigonne”) creano una specie di tunnel sigillato tra asfalto e vettura ed un risucchio verso terra. L’aderenza al suolo è massima, aumenta addirittura con l’aumento della velocità e si ottengono in curva velocità impressionanti. Ma il pericolo è altrettanto grande:se si perde anche per un attimo contatto con l’asfalto o se una “minigonna” si rompe, l’aderenza svanisce di colpo e non c’è modo di controllare la guida. Nel 1978 ci vogliono 6 gare prima che gli avversari riescano ad adeguarsi alla Lotus:Mario Andretti si garantisce così il titolo del 1978. Mario Andretti ottenne 12 vittorie in formula uno. La ricerca tecnologica si fa sempre più esasperata. A Monza in un brutto incidente muore Ronnie Peterson, ma a Silverstone, il 16 luglio 1977 sono apparse due novità importanti:Gilles Villeneuve ed il primo motore turbocompresso. Essi lasceranno un segno indelebile.

Prima dell’era di Michael Schumacher; il sudafricano Jody Scheckter fu l’ultimo campione del mondo con la Ferrari nel 1979. Scheckter ottenne 10 vittorie in 112 gran premi.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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