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Appuntamento imperdibile al Teatro Ciak di Roma. Con Gianmarco Tognazzi, Renato Marchetti
e Fausto Sciarappa arriva L’Onesto Fantasma, in scena venerdì 12 gennaio alle ore 21.00.
Drammaturgia e regia di Edoardo Erba.
Quattro attori, che anni prima durante una tournée sono diventati grandi amici, si ritrovano in
tre, perché uno di loro muore tragicamente. Dei tre, Gallo ha nel frattempo fatto una rapida carriera ed ora è un personaggio cinematografico di successo. Gli altri due, Costa e Tito, hanno un
disperato bisogno di lavorare e tentano di convincerlo a portare in scena un Amleto. Ma Gallo si
rifiuta: senza l’amico – a cui voleva un bene dell’anima – lui non ha più nessuna intenzione di fare
teatro. Per vincere la sua resistenza, Costa si inventa che nella produzione ci sarà anche l’amico
scomparso, con tanto di nome sul manifesto: gli riserveranno la parte del fantasma. Gallo non dà
peso alla proposta, la prende come uno scherzo di dubbio giusto, finché una notte il fantasma gli
appare veramente. Ed è un fantasma che sembra volersi vendicare dei suoi amici, che si trovano
costretti a confessare i reciproci tradimenti. Ma che rivela infine di essere l’essenza del sentimento che
li lega e li legherà per la vita. Alternando momenti realistici a scene shakespeariane, la commedia è un
modo originale di rileggere l’Amleto dal punto di vista del fantasma. Ma soprattutto è la storia di
un’amicizia speciale, talmente forte da eludere anche la morte. E un atto d’amore verso il teatro, dove
ogni conflitto diventa accettabile perché riscattato dalla poesia.
IL TESTO – L’onesto fantasma è dedicato a un amico scomparso. Ma di lui non voglio parlare, non
pubblicamente. L’amicizia è un sentimento che richiede pudore. Come l’amore. E certi testi si
scrivono proprio per non dover parlare. L’amore brucia tutto e subito, l’amicizia cuoce a fuoco
lento, talvolta lentissimo. Ma gli ingredienti sono gli stessi: i momenti felici, il senso del possesso,
gli equivoci, le gelosie, gli allontanamenti, le liti e le pacificazioni, i tradimenti. Tutto più
sottotraccia, più facilmente occultabile. Volevo raccontare questa complessità, che un’assenza
definitiva rende viva e dolorosa. E volevo anche mettere un po’ di parole di Shakespeare in un
mio testo. Prendermi questo onore. Misurare la distanza fra quei versi immortali e i miei
balbettii. Ma mettendoli insieme su un foglio, anche affermare immodestamente di aver
condiviso con lui lo stesso mestiere. Ho scelto l’Amleto. E’ un testo che avevo letto tante volte
ma ad ogni rilettura dicevo: non l’ho mai letto. Stavolta ho provato a leggerlo in Inglese e mi
sono chiesto perché ho aspettato così tanti anni a farlo. In lingua originale l’Amleto mi è
sembrato più musicale, più intimo. Ma meno complesso, forse perché non capivo tutte le
sfumature. In sostanza era la storia di una vendetta. Meglio, l’analisi poetica dei sentimenti di un
vendicatore. Cosa che calzava perfettamente con l’idea che avevo in mente, più o meno questa:
quattro attori, che lavorando avevano fatto gruppo ed erano diventati inseparabili amici, si
ritrovano in tre. Per tenere in compagnia anche l’amico scomparso, decidono di mettere in scena
un Amleto, riservandogli la parte del fantasma.
L’Onesto fantasma dunque è un’assenza. E come tale si vendica dei tradimenti dei suoi tre amici,
costringendoli a una penosa confessione. Ma contemporaneamente rivela di essere l’essenza del
sentimento che li legava e li legherà per la vita. Sui tre protagonisti di questo piccolo dramma,
scende lo spirito santo. E il funerale mancato, che ha generato un lutto mancato, si consuma
improvvisamente, traumaticamente, ma in un modo infine benefico. I tre scoprono nel teatro il
luogo dove l’elaborazione di un conflitto diventa poesia, trova un modo per farsi accettabile e
consentirci di andare avanti.
Edoardo Erba