CLICCA QUI PER PARTECIPARE AL CASTING
CIADD NEWS 24... in diretta RADIO e TV
Domani Martedì 6 giugno ore 16.30 Francesca Rositano Bosso presenta il libro
scritto a due mani con il marito Adolfo Bosso:”Noi non tornammo. Guerra amore e
lager. Dal fronte jugoslavo alla Germania 1941-1945. (Trale righe Libri). Lettere
scelte interpretate dall’architetto Elio Marchese, attore ed eclettico artista. Ingresso
Libero.
Ersilio Bosso era un monarchico e fascista e nel 1941 si arruolò volontario nel 33°
Battaglione Camicie Nere da Montagna di Imperia come Capomanipolo al comando
del Plotone Esploratori e venne inviato sul fronte jugoslavo. Il 18 agosto 1942 con il
Battaglione fu impiegato a Bribir, nel nord-ovest della Croazia, mentre il 29 aprile
1942 era in Montenegro. La zona di impiego era quella di Priboj. L’8 settembre del
1943 non aderì al bando tedesco e fascista e fu rinchiuso in un campo di
concentramento a Urosevac (Kosovo). Il 4 novembre raggiunse lo Stammlager XVII
A a Kaisersteinbruck in Austria e dopo il rinnovato rifiuto di aderire alla Repubblica
Sociale il 21 dicembre venne trasferito nello Stammlager 366 a Sieldce in Polonia. Il
20 marzo 1944 infine fu rinchiuso nello Stammlager X B a Sandbostel in Germania.
Liberato dagli inglesi, dopo essere stato trasferito a Brema, raggiunse
fortunosamente l’Italia, ma decisero di giustiziarlo per il suo passato. Riuscì a
fuggire e grazie ad comandante partigiano amico del padre la cosa si risolse.
Nonostante fosse stato un Internato Militare Italiano che aveva rischiato la vita per
la sua Patria, subì comunque la cancellazione dalle liste elettorali, in quanto
considerato ingiustamente Ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana e venne
rifiutata la sua iscrizione all’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci per motivi
analoghi. Con il tempo tutto venne chiarito, ma di certo rimase tanta amarezza…
L’autore
“Questo piccolo libro vuole essere la storia della vicenda militare di mio padre
durante l’ultima guerra. Non vuole togliere nulla ai tanti eroi e alle tante vittime di
quell’evento drammatico, ma solo rappresentare una vicenda personale sotto molti
aspetti singolare e avventurosa. Vicenda personale che si lega a quella di un
battaglione di volontari, composto quasi interamente da gente semplice, contadini,
piccoli artigiani, tutti provenienti dall’estremo ponente ligure, molti dall’entroterra.
Con un sorprendente finale nei lager. Mio padre è stato un grande padre e,
conoscendo la sua onestà e la sua profonda bontà, non posso che immaginarlo tale
anche nella situazione bellica. Quindi questo piccolo libro glielo dovevo proprio.
Tutto quanto è scritto riporta fedelmente i suoi racconti che fin da bambino volevo
ascoltare più volte e che poi ho annotato con precisione, senza nulla togliere e nulla
aggiungere. Ho esaminato attentamente le sue carte, la documentazione, le foto.
Per questo motivo, nel testo uso il presente e non il passato: è come se fosse lui a
raccontare. A tratti, inserisco i suoi racconti in prima persona, frutto di pazienti
registrazioni. In questo lavoro, devo molto alla collaborazione di mia moglie
Francesca che è stata talmente importante che ne è risultato un libro scritto a
quattro mani. Un’altra considerazione è che sulla guerra in Jugoslavia si è scritto
relativamente poco rispetto alla mole di volumi sugli altri teatri di guerra.
Certamente si tratta di un fronte di secondaria importanza strategica, ma non per
questo meno interessante, sia per la sua caratteristica guerriglia, sia per il valore dei
combattenti di entrambe le parti. Adesso, caro papà, leggi anche tu questo piccolo
libro. Da lassù spero che ti piaccia.”
Ersilio ed Adolfo leggono insieme questo libro in un loro altrove.