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«Insegnare a godere educando al gusto estetico di fronte a una scultura, un dipinto, un’architettura, per il progredire delle possibilità intellettuali e morali di una persona»: intervista al critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese
Vorremmo intanto capire: è più corretto dire critica d’arte o è meglio dire critica artistica?
«È migliore e certamente più corretto sostenere critica artistica, poiché critica d’arte nasceva dal fatto che quello del critico d’arte fosse un ruolo, un tempo, esclusivamente o prevalentemente maschile, oramai questa definizione va considerata del tutto superata, e per critica d’arte deve necessariamente intendersi il femminile di critico d’arte, cioè una donna la cui professione è quella di critica d’arte, così come avvocata, ministra e via dicendo. I critici, uomini e donne, si occupano dunque di critica artistica».
Bene. Adesso, dal critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, vogliamo sapere: è possibile criticare la critica artistica?
«Se vogliamo distinguere, giusto perché è doveroso e dal punto di vista professionale perfino obbligatorio farlo, ma soprattutto perché ne ricorre un dovere intellettibile per differenziare, un critico d’arte da un showman televisivo o dall’intrattenitore di una mostra, possiamo a nostra volta valerci della critica finta tipica degli imbonitori: è quella che va bene per qualsiasi artista di qualsiasi tendenza, quella superlativamente descritta nel 1971 dal milanese Bruno Munari, grande, immenso artista e designer: “Con la sua personale tecnica e con un modo di esprimersi del tutto adeguato, attraverso segni, colori, forme e materie particolari, il Nostro ci propone, nelle sue opere, delle sensazioni elaborate secondo il suo schema, alle quali lo spettatore è libero di partecipare o meno. Il lungo e paziente lavoro, fatto sotto la guida spirituale del suo grande maestro preferito, giorno dopo giorno, nel segreto del suo luminoso studio al settimo piano di via Roma 18, lo ha condotto a queste inevitabili scelte. Le sue opere sono quindi il frutto prezioso di una ispirazione personale e di una esperienza che il Nostro ha dovuto farsi da solo, a tu per tu col mondo esterno dal quale capta il bene e il male. Non si può negare il valore artistico di queste opere proprio per le qualità specifiche che le formano. Ancora una volta il Nostro ci dimostra le sue qualità estetiche con rara coscienza ed esemplare equilibrio… I veri critici d’arte – termina Munari –dovrebbero protestare vivacemente contro questo malcostume che ridicolizza il lavoro serio di una categoria socialmente valida quando aiuta la gente a capire. Il danno che può provocare questa falsa critica va tutto a scapito della critica vera per cui il pubblico, non avendo la possibilità di giudicare l’opera di questi falsari, mescola falsi e buoni in un unico calderone.” ».
Il vero critico, quello migliore, chi è?
«Quando il lavoro del vero critico si rivolge al pubblico, il professionista insegna a godere educando al gusto estetico di fronte a una scultura, un dipinto, un’architettura, per il progredire delle possibilità intellettuali e morali di una persona».
Quindi siamo tutti in grado di comprendere l’arte?
«C’è un’enorme differenza di contatto: occorre mostrare agli inesperti soltanto il valore della scena delle opere in senso lirico e concettuale, per educare al gusto e alla definizione dello stile, un po’ come fa la guida nei musei; il valore estetico e quello puramente tecnico-artistico-costruttivo deve invece essere diretto agli addetti ai lavori, per non creare confusione tra arte ed erudizione all’inesperto».
Secondo una sua battuta che abbiamo rispolverato, in Italia ci sono più pittori che Vendesi ai muri! Ci può dire quali sono i dati reali?
«A proposito di muri, mi si conceda una nota a favore dei murali, dove molto frequentemente si rileva una perizia o un talento singolare. Il muralismo meglio dei monumenti, avvicina l’arte figurativa alla gente, sia perché è esso stesso che si porta agli occhi dei passanti e non il contrario, quanto perché in maniera esplosiva e catturante, con le sue superfici di grande estensione, con effetti ipnotici creati dalla magistrale bravura tecnica dei suoi autori, trasmette, risveglia e promuove la sensibilità estetica. A differenza delle decine di migliaia di c.d. opere che se pure esposte – ogni anno nelle oltre 4.200 sedi del sistema espositivo italiano dove si inaugurano 40 mostre al giorno per un totale di circa 15.000 mostre annuali – non producono bellezza». «È facile intuire da questi dati che possa non trattarsi sempre di vera arte».
Siamo dunque alla mistificazione dell’arte? Possiamo dirlo?
«Ad alta voce. In pochi sanno tradurre la forma in valori d’espressione, sanno cioè fondere i contenuti con la forma». «Assistiamo così a un generale risibile rifiuto della forma che in realtà nasconde l’incapacità artistica dei più».
Come acquistare un’opera d’arte in sicurezza?
«A rassicurarci è la congruità del prezzo sollecitato». «Occorre richiedere sempre al pittore o allo scultore che non lo esibisca chiaramente il suo coefficiente d’arte, che deve immancabilmente essere valutato e certificato da un critico d’arte».
Grazie Critico Paolo Battaglia La Terra Borgese, a nome dei nostri Lettori.