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Tea Ranno ai Martedì Letterari
Martedì 5 luglio ore 21.00 nel Teatro dell’Opera per la rassegna “Una sera d’estate con i Martedì Letterari” Tea Ranno presenta il suo nuovissimo:” Gioia Mia” (Mondadori ). Partecipa con Marzia Taruffi la prof.ssa Stefania Sandra. Ingresso libero.
Tea Ranno ci regala un altro viaggio, dopo “l’Amurusanza” e “Terramarina” – pieno di saliscendi impetuosi e approdi inaspettati – nella sua, ormai celebre, terra d’amurusanza, quel posto meraviglioso e assolato in cui le pietre perse si trasformano in castelli, i ricordi si riparano con ago, filo e gentilezza, e le amicizie femminili salvano la vita. I ricordi spesso sono taglienti ma servono ad accettare e ad accettarsi per ricominciare a vivere.
“Castidda!” disse, Forte lo disse. Il nome restò per qualche istante sospeso nell’aria , poi calò come miele sulle pietre perse, che rabbrividirono, tutte si scossero e l’avvolsero come in un abbraccio, un cerchio d’amurusanza che ricomprese anche gli arbusti, gli sterpi, i passeri e le cicale, cambiandola in quella Luisa della Castidda che con la sua terra sarebbe stata una cosa sola.” ( Dal libro)
Gioia Mia
In cima a una collina che guarda l’Etna da un lato e il mare dall’altro, sorge una masseria circondata da uno spicchio di paradiso: terrazzamenti carichi di ulivi, fichi e pruni, orti traboccanti di erbe e prati fioriti a perdita d’occhio. Questa tenuta magnifica è frutto del sudore e della tenacia di Luisa Russo, che si è intestardita a trasformare le “quattro pietre perse” che le ha regalato suo marito in un castello. Anzi, in una castidda, perché quella terra è femmina, su questo Luisa non ha dubbi. Femmina e frutto dell’amicizia tra femmine, perché se la Castidda esiste è grazie al successo del ristorante che ha aperto insieme ad Agata, Lisabetta, Violante, Lucietta e le altre amiche sue, conosciuto in tutta la Sicilia per i piatti deliziosi e l’atmosfera amurusa. Tutta questa intraprendenza femminile dà parecchio sui nervi a suo marito Carmine, che la Castidda non può nemmeno sentirla nominare. Gli speculatori edilizi, invece, non riescono a staccarle gli occhi di dosso: il più agguerrito, presidente di una società assai poco limpida, ci vede già un albergo di stralusso, e per aggiudicarsela farebbe letteralmente carte false. Alle sue prepotenze mafiose Luisa resiste per mesi, finché, dopo l’ennesimo colpo basso, qualcosa le si rompe in petto: un sussulto, una vertigine, e in un attimo è a terra, rigida come una pupa di legno.
Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Ha esordito con Cenere, uscito per e/o nel 2006, finalista ai premi Calvino e Berto e vincitore del premio Chianti. Successivamente ha pubblicato i romanzi In una lingua che non so più dire (e/o, 2007), La sposa vermiglia (Mondadori, 2012), vincitore del premio Rea, Viola Fòscari (Mondadori, 2014), Sentimi (Frassinelli, 2018), L’amurusanza (Mondadori, 2019) e Terramarina (Mondadori, 2020), che ha vinto il premio Città di Erice.
Martedì 12 luglio ore 21.00 nel Teatro dell’Opera Gad Lerner parla di “Noi Partigiani. Memoriale della Resistenza italiana” (Feltrinelli) il volume curato con Laura Gnocchi. Partecipano il dott. Gustavo Ottolenghi e la prof.ssa Francesca Rota Gentile.